L’apparente normalità delle notti buie

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10/02/2021, ore 12:15

Nelle notti di plenilunio, un serial killer compie efferati omicidi di coppiette appartate in auto nel mezzo della campagna umbra.
Le indagini sono affidate al Commisario Ilaria del Poggio che dirige i sospetti su un noto guardone della zona.
Un investigatore privato molto tenace scoprirà i reali risvolti della vicenda e contribuirà a dare una svolta importante al caso.

Questo della coppia Luceri – Tentori è un giallo che si lascia leggere molto volentieri.
La scrittura è fluida e particolareggiata, senza mai essere prolissa. Il racconto ha sapore di provincia italiana e di semplicità.

Non è pretenzioso, nè nei dettagli, nè nei toni, che diventano intensi e mantengono alta la tensione in tutto il corso del romanzo, pur senza mai virare verso tinte forti o cruente.
Gli omicidi e le indagini sono inserite in un apparente contesto di normalità.
Nessuno dei personaggi è caricato di particolare drammaticità o toni troppo oscuri e questo dettaglio è ciò che rende questo romanzo giallo molto credibile, perché è proprio nelle pieghe della normalità che spesso si nascondono le vere degenerazioni della mente umana, gli equilibri precari.

Il ritmo del romanzo è tale da permettere al lettore di identificarsi con l’investigatore e con i suoi pensieri, affinando fiuto e sensazioni e permettendogli di scorgere sfumature, di dubitare di ogni personaggio proprio nell’ambito di quella normalità apparente, che sottende invece contrasti e rancori per traumi passati o per vicende avvenute tra gli abitanti delle contrade.
Il gusto nella lettura di questo romanzo sta dunque nel desiderio di scovare il colpevole, ma soprattutto nella graduale scoperta dei numerosi risvolti della vicenda e nell’ampliamento dei vari elementi di coinvolgimento di diversi personaggi all’interno di essa.

Questo aumento graduale della complessità innesca nel lettore curiosità e un crescendo che diventa anche emotivo e lo porta ad empatizzare con i protagonisti della vicenda narrata nel romanzo.

Il finale è consolante, non tanto per la svolta positiva legata alla scoperta del colpevole, ma proprio perché il romanzo ci ha trascinato verso la comprensione umana dei meccanismi che hanno condotto agli omicidi, che consente di farcene tollerare emotivamente la brutalità, proprio come accade nelle fiabe.

Il male, infatti, incanalato in una storia di apparente normalità e in un universo comprensibile, diventa spiegabile ed esorcizzabile.
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