“L’ultimo ebreo” di Ivo Scanner, un romanzo ucronico di un maestro del genere

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19/03/2021, ore 06:35

Lo scenario della nuova opera di Ivo Scanner, “L’ultimo ebreo” è tra i più inquietanti immaginabili: i nazisti hanno vinto la seconda guerra mondiale e il Terzo Reich ha assoggettato la Germania, con influenze pericolose e nefaste in tutta Europa.
Un libro a doppia lettura, diviso in due parti, che parla di universi paralleli e di storie alternative. Il genere è un ibrido tra thriller, con bagliori di horror e lampi di fantascienza, che sconfinano nel cosiddetto filone dell’ Ucronia, in quelle vicende ambientate cioè in un mondo diverso dal nostro e dove la Storia si è biforcata, prendendo tutta un’altra direzione.
Nella prima parte del romanzo, ambientata nel 1958, l’imminente compleanno di Adolf Hitler scatena, secondo la propaganda di regime, la ricerca serrata di quello che è considerato l’ultimo ebreo, da offrire al capo supremo come regalo, dopo che in tutto il mondo l’obiettivo di sterminare la razza di Abramo è stato portato a compimento.
Straniante è l’ambientazione: le squadre delle SS pattugliano le strade di Berlino, bandiere con la svastica sventolano dai palazzi e il ritratto del Fuhrer troneggia in ogni vetrina di negozio e su tutti i muri, anche quelli domestici.
Due personaggi principali si fronteggiano, la preda, l’emigrato italiano Renzo Renna, operaio specializzato e integrato anche sentimentalmente in suolo tedesco, e il cacciatore, il maggiore Kurt Konig, indiscusso capo degli esecutori di ebrei in tutto il mondo e sanguinosamente letale, come da prassi. La caccia inizia durante il censimento della popolazione razza ariana, quando Renna riesce a sfuggire alla visita medica che, per la circoncisione, ne avrebbe rivelato la natura. Da qui prende il via una rocambolesca caccia all’uomo da Berlino fino a Roma, in un inseguimento serrante e senza fiato, assai ben descritto dall’autore, che lascia sul campo sentimenti e convinzioni, vecchie amicizie e nuovi amori, fino all’inaspettato colpo di scena finale.
Ambientata ai giorni nostri, anche se idealmente collegata alla prima parte per tematica e riferimenti, è la seconda – intitolata “Sotto la casa” – più articolata di personaggi e di voci, che raccontano singolarmente l’occupazione da parte dei membri del centro sociale Marcos e di due giornaliste d’assalto di Casa Conchiglia, un vecchio e periferico rudere abbandonato e prossimo alla demolizione, dalla sinistra fama di roccaforte nazista durante l’occupazione di Roma e sospetto teatro di crimini e torture. Qui lo stile di Scanner si fa più cupo e alienante, in una tensione crescente riga dopo riga e un ritmo fin troppo turbinoso e terrificante.
Inquietante è il finale, che sembra ammonirci sul sempre presente pericolo del fanatismo ideologico e della sua perversa fascinazione. Altro che Ucronia.
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