Lettrice di libri, di vita… |
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20/03/2021, ore 06:57
| Le Sibille di Danila Boggiano parlano sommesse ma decise. Vengono da una lunga esperienza di storie, parole e vita. Come la loro autrice. Tessono. Quasi tutte si rivolgono a un interlocutore maschio, con un pizzico di risentimento, ma cercando di chiarire qualche termine in una situazione in cui tutto è incerto, colto a barbagli. Poesie brevi, che presumono familiarità coi racconti da cui nascono, dall’Eneide e l’Odissea a Cupido e Psiche, a Proust, a Emily e Virginia. Un pantheon sentito presente, vivo. Cechov, Ibsen, Kierkegaard, Kahlo. Figure con cui si è discorso a lungo e che qui discorrono pianamente ma anche recisamente, con coraggio e chiarezza. La forza di Clarissa evocata nell’ultimo ritratto, Clarissa a cui Danila non dà voce ma che descrive… Un autoritratto? “Lei e l’onda verde che la porta”. Clarissa Dalloway nel romanzo di Virginia Woolf è una donna mondana ma (per ragioni dell’autrice cui somiglia) ha anche una sensibilità quasi mistica, grandi interrogativi. Cosa resterà di lei in quelle vie affollate di Londra, affollate di incontri eppure vuote? Qualcosa nell’aria, forse in quelli che l’hanno conosciuta e amata… “Sì, vita, ancora sì, dice…” Un sì che potrebbe ricordare quella della tanto meno signora e meno mistica Molly Bloom, protagonista dell’Ulisse di James Joyce, il romanzo che è l’avantesto (il palinsesto?) necessario di Mrs. Dalloway. Comunque queste donne di mito e storia parlano ancora oggi, sopravvivono, nelle parole che gli offre Danila Boggiano. È una storia di persistenza felice, di un aiuto a pensare sé stessi e il mondo, che viene dalle Sibille e viene dal poeta trasmesso ad altri. La lingua è spoglia, poco retorica, anche se le situazioni (allontanamenti, rivelazioni, abbandoni, morti) sono drammatiche. Ma chi fa storia e la vive guarda attonita e partecipe al dipanarsi dei fili delle vite. Sono originali le interpretazioni di Danila Boggiano? Carol Ann Duffy, già poeta laureata di Gran Bretagna, si divertì nel libro La moglie del mondo a dar voce a Eva, Salomè, Penelope, le mogli di Re Mida e di Charles Darwin… Il risultato era arguto e censorio, Carol Ann raccontava la storia del grand’uomo da un punto di vista smitizzante (unica eccezione per amor di patria: la moglie di Shakespeare). E fu un libro dal meritato successo (troppo, secondo i difensori di un’idea più alta di poesia). Operazione del tutto diversa, più semplice e sommessa, questa delle Sibille di Danila Boggiano. Non hanno partito preso. Dialogano, spiegano (a lui e a sé). Per questo attraggono il loro lettore a soffermarsi su qualche verso: “io un’impressione di farfalla, / una memoria di vento, / attraverso i muri, al di là, / incontro al mio tempo” (Nora di Ibsen). Libro di una poetessa (si dice ancora?), ma soprattutto di una lettrice che sa eppure non è stanca di ascoltare voci di altri, voci proprie. È un bell’insegnamento.
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