TRAMA
“L’ultimo ebreo” è un romanzo che ha gli ingredienti tipici del noir e del thriller, ma si svolge in due universi paralleli, immaginando un mondo in cui la Seconda guerra mondiale è stata vinta dai nazifascisti e lo sterminio degli ebrei è arrivato a compimento. Ambientata nel 1958, la trama si impernia su due protagonisti principali, l’uomo accusato di essere l’ultimo ebreo, un italiano, e il maggiore nazista che gli dà la caccia. La fuga dell’ultimo ebreo parte da Berlino e si conclude in una Roma mussoliniana, con una rivelazione che scompagina le certezze iniziali. Nella seconda parte, Sotto la casa, l’incubo nazista si ripresenta ai nostri giorni, in un differente universo, più simile a quello in cui viviamo: i giovani di un centro sociale occupano un vecchio casolare abbandonato, ma scopriranno che quell’edificio nasconde molti segreti e molti misteri. In chiusura del volume, un saggio di Fabio Giovannini sull’ucronia (le situazioni storiche alternative, diverse da quelle realmente avvenute) nella letteratura e nell’immaginario.
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Prima parte: 1958, Unione nazionalista europea. La seconda guerra mondiale, terminata ormai da diversi anni, ha visto uscire vincitore Adolf Hitler e i suoi alleati; il potere nazista sul continente europeo, e non solo, ne è uscito rinvigorito. Un dispiegamento di forze fuori scala è stato adoperato per portare a termine la grande impresa: ripulire il mondo dal morbo ebreo. Dall’ultimo censimento fatto gli ebrei risultano essere stati totalmente sterminati. Eccetto uno.
La sua cattura rende inquiete le notti del camerata Konig: ufficiale del reparto Cacciatori, ha seminato il terrore tra gli oppositori del regime, portando morte ovunque. Dell’ultimo ebreo si sa fin troppo perché possa scappare. Renzo Renna, italiano, appena ha saputo di essere il nemico numero uno del grande Reich si è dato alla fuga insieme a Mila, comunista nota alle forze armate. Konig e Renna arriveranno ad essere l’uno davanti all’altro innumerevoli volte. In un inquietante danza della morte muoveranno i loro passi; l’istinto di sopravvivenza permetterà a Renzo di fuggire dalle mani del perverso camerata, che si “nutre” del sangue delle sue vittime?
Seconda parte: giorni nostri, Roma. Casa Conchiglia è un vecchio edificio abbandonato attorno a cui ruotano diverse storie, forse vere, forse no. Pare sia stata utilizzata durante l’occupazione nazista per torturare ed uccidere oppositori e comunisti. Dichiarata pericolante, sarà presto rasa al suolo dagli addetti del comune. Ma i ragazzi del centro sociale “Marcos”, dalle idee rivoluzionarie e certamente antifasciste, decideranno di occuparla, come ennesimo atto sovversivo, riprova del loro dissenso verso quello che fu. Una volta arrivati a Casa Conchiglia i ragazzi troveranno altre ospiti, due giornaliste spintesi fin lì per accaparrarsi per prime la notizia dell’occupazione.
Ma quello che li attenderà sarà ben diverso da ciò che penseranno di trovare. Controsoffitti pieni di armi, scantinati evanescenti e pavimenti vacillanti. L’edificio fatiscente nasconderà nei suoi sotterranei un riverbero di un’epoca passata, in cerca di un canale attraverso cui tornare nel mondo.
“L’ultimo ebreo” celebra l’ucronia: la storia che non fu mai (ma che poteva essere). Nell’illuminante postfazione a opera di Fabio Giovannini, si apprende la genesi di questo genere di romanzo che rompe gli schemi, pur restandoci dentro. Così Ivo Scanner crea un pezzo di storia, quella che non fu, che viaggia accanto a quella che è stata. La suspense, la tensione, e a tratti anche l’inquietudine, faranno da padrone durante la lettura di questo libro.
E raggiungeranno il loro apice nelle frasi di chiusura: “Parlano in tedesco e io non li capisco. Ma l’ufficiale che sa l’italiano mi spiega che un giorno usciranno all’aperto, di nuovo. Percorreranno le gallerie sotterranee e sbucheranno tra i palazzi. Alla luce. In questa città, o in un’altra.”
[©Martina Caruso per Le frasi più belle dei Libri…]
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