'Operazione Venere' di Diego Zandel

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21/08/2021, ore 12:34

Per la nave da crociera italiana “Esperia” Cipro è una tappa obbligata. La splendida isola è, infatti, celebre per le sue bellezze naturali, artistiche e… per il muro che la divide quasi a metà. Nel 1974, dopo un maldestro quanto fallito colpo di stato che avrebbe dovuto unirla alla Grecia, l’esercito turco ha, infatti, invaso la metà orientale dell’isola, trasformandola nella Repubblica Turca di Cipro del Nord. Uno stato abitato quasi del tutto da turchi ciprioti musulmani di rito sunnita, perché i greci ciprioti, in netta prevalenza cristiani ortodossi, sono stati scacciati nella restante parte dell’isola, la repubblica di Cipro.

Venti anni dopo questo sanguinoso evento e alcuni tentativi falliti di riunire le due parti di Cipro, arriva la nave “Esperia” e il suo carico di turisti, un ghiotto bersaglio per i patrioti greco-ciprioti, che vogliono rapire alcuni passeggeri per ottenere l’attenzione del mondo politico internazionale sulla situazione dell’isola. Un’ottima occasione se si considera che nello stesso giorno la regina Elisabetta è in visita a Cipro, fino al 1960 una colonia dell’impero britannico.

Il luogo del rapimento è il tempio di Venere e il bersaglio il pullman che porta i passeggeri della nave in giro per l’isola. Il colpo riesce e i patrioti del movimento Elefthero Kyprou si trovano tra le mani un prezioso bottino che gli permetterà di poter chiedere il ritiro immediato da Cipro dell’esercito turco e dei cinquantamila coloni proveniente dall’Anatolia. In breve, la fine della repubblica separatista turcofona.
Ma quello che non sanno è che in quella variamente assortita combriccola di ostaggi, uomini e donne, adulti e bambini, etero e omo, si cela una persona importante, di cui loro ignorano l’identità, ben nota ai servizi segreti iracheni, ai quali non pare vero che qualcuno li abbia senza volere agevolati nella loro caccia all’uomo. E come non bastasse anche i servizi segreti di un altro paese vorrebbero approfittare di questo rapimento per raggiungere i loro scopi.

I patrioti greco-ciprioti sono animati da nobili intenzioni, ma il loro addestramento è poca cosa rispetto agli avvoltoi che volano sulle loro teste e la situazione è destinata diventare via via sempre più complicata. E la via di uscita per questa storia finisce inevitabilmente per assomigliare sempre di più a uno stretto cunicolo.

A 25 anni dalla sua prima uscita, nella collana mondadoriana di “Segretissimo”, la casa editrice Oltre edizioni ripubblica Operazione Venere, scritto da Diego Zandel, autore di romanzi e saggi, un’opera che, a dispetto del tempo passato, mantiene intatto il suo ritmo narrativo, la suspence e la capacità di catturare la curiosità del lettore.

Infatti, fin dalla prima pagina, si è catapultati nell’azione, l’assalto al pullmino, e da qual momento la storia manterrà un ritmo sostenuto, ma non costipato, un dispiegarsi di nuove situazioni, paragonabile all’effetto che produce una macchina da presa quando allarga l’inquadratura. Nuovi personaggi, organizzazioni, stati, entrano a far parte della vicenda e quello che all’inizio era sembrato un semplice sequestro, diventa un complotto internazionale ricco di colpi di scena e dagli esiti sempre più incerti.

Complice uno stile narrativo chiaro ma tutt’altro che piatto, giunti a metà dell’opera, diventa anche difficile interrompere la lettura, perché la voglia di sapere che cosa accadrà nelle pagine seguenti e capire come andrà a finire la storia diventa molto forte.

Come detto Operazione Venere è una spy story, ma è anche un’opera dove l’autore affronta argomenti a lui molto cari, come quello della frontiera e dell’identità, essendo Diego Zandel nato sì in Italia ma da una famiglia di profughi di Fiume, e l’amore per il mondo greco, che assieme a quello dell’Istria, è ambientazione e spesso argomento delle sue opere.


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