Le poesie di Nicola Manicardi sono ora ricordi raccolti in un pugno di versi e ora sensazioni che attraversano il tempo come pietre lanciate contro un muro. In entrambi i casi impattano con forza sull’animo del lettore, lasciando in lui un segno, una piccola ma mai innocua ferita.
Di carne e sangue sono fatti gli uomini, anche i poeti che non si fermano davanti all’apparenza, ma si imbattono nella tempesta della vita e se ne fregano di uscir feriti. Dopotutto, sono felici i buoni poeti quando imprimono sul foglio un verso che conservi la sua lucidità. Manicardi è così quando racconta della sua Modena, un mondo che si interseca nel Mondo, un universo che riposa nell’Universo. Non c’è disperazione nei suoi versi, ma solo quello che fu e che è tornato dall’oblio della memoria dopo aver riposato in esso. Così ogni ricordo si veste di umanità e all’umanità viene dato; carne e sangue, per l’appunto.
Ma Manicardi dedica poesie principalmente agli uomini, a quelli veri, che stanno ai margini; a quelli che preda dei loro deliri, delle loro povertà, dei loro demoni, sono nudi e alla nuda vita appartengono. Scacciati dal mondo dell’abbondanza e dello spettacolo, tutti possono ucciderli, violandone la carne e il sangue, svendendo la loro umanità. Ed è questo uno dei concetti che riporta in più occasioni anche Nicola Vacca nella sua prefazione.
Se mi chiedi cos’è l’ora felice/ti rispondo le due mani sul pianoforte/di quel ragazzo che vive in angolo di via Livorno./Suona di tutto e mi allieta in questo dormitorio/che canta di rado il fruscio.
E di carne e sangue sono composte anche le bestie e tutto ciò che l’uomo produce. Delle opere dell’uomo, il poeta modenese mai si dimentica perché dietro ogni manufatto sta la mano di chi lo ha creato, così come dietro ogni poesia sta il poeta… così come dietro ogni sconfitta stanno la carne e il sangue dell’uomo.
In questo ordine preciso/ho sbagliato il caffè/lasciato sulla fiamma/per scaldare ogni avvenimento./Non c’è chiamata oggi ma/un merlo maschio nascosto/ tra le foglie e un lombrico/come festa a questa pioggia./Qualcuno oggi festeggerà/ qualcun altro sentirà le mancanze/i più conteranno le assenze/in ogni sé c’è un ordine da abbattere, preciso.
Manicardi indaga con i suoi versi questa umanità produttiva che si dimentica della vanità dei gesti, ricomponendo ogni cosa in quella vasta tela bianca dietro cui la natura si cela. Ed è proprio l’eterna indifferenza della natura che si prende gioco delle umane intenzioni.
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