Carla Boroni racconta lo sguardo di Ungaretti |
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27/01/2022, ore 05:27
| «Lo sguardo di Ungaretti », scritto dalla professoressa Carla Boroni ed edito da Gammarò (ottobre 2021), è un libro specialistico per specialisti. Spunti scolastici, storici, letterari e artistici si intersecano e si intrecciano per comporre un ritratto pluriangolare di uno dei più ambigui fra i poeti del nostro Novecento. Giuseppe Ungaretti è qui raccontato attraverso le immagini emblematiche che hanno dato forma alla sua poesia, gli eventi esistenziali che hanno modificato il suo sentire artistico, la Storia che ha investito il lungo incedere dei suoi passi nel mondo. Alquanto interessanti le osservazioni del capitolo secondo. Il dettato, all'inizio spiccatamente scolastico, a questo punto prende la forma snella e fluida di un ruscello ricco di fruttuose ramificazioni: la dissertazione si trasfigura in più concreta e vispa analisi del testo, proprio mentre si prende in esame la zampillante lirica de «I fiumi».
Le considerazioni sulla religiosità ancora imberbe del brano, poco affrontata solitamente dai libri di scuola, e quelle sull'elemento acquoreo inteso come «metafora del tempo e dell'esistere» (in opposizione all'aridità interiore dell'elemento desertico) sono le più brillanti e appassionanti. Séguita però, dopo la piena, una zona di secca: i tratti-cerniera del libro, quelli che hanno condotto al capitolo due e quelli che lo seguono, si somigliano. Tuttavia, il taglio storico del capitolo Lre riporLa l'esposizione nell'ambito di una narrazione vivida, quasi romanzesca, disseminaLa di citazioni di altri studiosi e di stralci derivati dall'autocommento dello stesso Ungaretti. Questo stratagemma tende la mano al lettore, specie a quello più empaLico, aiutandolo a calarsi nelle profondità della psiche del poeta, vivente delle più ornane e criptiche contraddizioni. Il volume tallona, nella sua interezza, ognuna delle fasi poetiche di Ungaretti, fornendo, capitolo dopo capitolo, gli esempi più notevoli del suo percorso lirico: dopo il bianco abbaglio di «Mattina», dopo il fluire mitico de «I fiumi », dopo l'estrema lucidità raggiunta da «Porto sepolto» il lettore, invischiato in un turbinio di immagini archetipiche e percezioni ancestrali, turbato da un altalenante «Sentimento del tempo», può solo continuare nella lettura, «Sino alla morte in balia del viaggio».
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