Dei crepuscoli a settembre tutta la rovina

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25/05/2022, ore 15:49

Riunite in questa raccolta grazie alla curatela dello storico Roberto Spazzali, le annotazioni di Lina Galli (1899-1993), la poetessa e narratrice originaria di Parenzo – città alla quale si riferisce il verso che dà il titolo al volume –, costituiscono una testimonianza di indubbio rilievo riguardo agli eventi che si verificarono nella penisola istriana tra la tarda estate e l’autunno del 1943. Messi sulla pagina tra il 1945 e il 1957, i suoi scritti ci consentono di conoscere meglio come quei fatti siano stati percepiti dalle comunità italiane che subirono le violenze, le spoliazioni, gli eccidi, le infoibazioni. Si tratta dunque di materiali davvero interessanti, dei quali gli studiosi intenti a ricostruire le complesse e tragiche vicende che avrebbero condotto all’esodo istriano potranno sicuramente avvalersi. 


Occorre mettere anzitutto in rilievo come quei documenti – sovente frutto di una narrazione diretta e talvolta impulsiva, nella quale confluiscono voci di dubbia fondatezza e vengono riportate circostanze difficilmente verificabili – abbiano in ogni caso il merito di restituirci il clima dell’epoca in cui videro la luce. Osserva in proposito il curatore: “A poco più di un decennio dagli avvenimenti, Lina Galli metteva mano a una memoria ancora viva, non filtrata dalla pubblicistica e non condizionata da successive rielaborazioni”. L’autrice riesce così a dare voce alle sofferenze patite a seguito del dramma collettivo che si era consumato: una catastrofe che era stata poco compresa allora ed è stata sostanzialmente ignorata fino a non molto tempo fa.

 
Sono scritti che colpiscono, però, anche per il loro valore letterario, dal momento che la prosa dell’autrice si caratterizza per la limpidezza e l’essenzialità, la varietà dei registri espressivi e la ricchezza del lessico. Certo, vi prevalgono i toni aspri, le descrizioni crude, i giudizi sferzanti come non è affatto assente lo sgomento né la disperazione. Occorre notarvi, inoltre, una certa tendenza all’enfasi e alla drammatizzazione che non ne pregiudica, tuttavia, la qualità complessiva. 

 
Più in generale, per concludere: alla luce del modo in cui le vicende istriane sono state analizzate finora, è assolutamente necessario che siano intraprese indagini più approfondite, le quali appaiono però assai problematiche a causa tanto della carenza di documenti coevi quanto dell’avvenuta scomparsa di testimoni diretti. Si auspica dunque che gli storici continuino nel proprio lavoro di ricerca: le nostre enormi lacune in proposito inizieranno a essere colmate solo grazie al rinvenimento di nuove fonti e alla loro disamina.


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