Luglio del 1987. È estate a Baku, la perla del Caucaso, capitale della Repubblica socialista sovietica dell’Azerbaijan, incastonata sulla costa occidentale del Mar Caspio al centro di un ampio golfo rivolto a sud. Sheila scopre di essere sterile. Aveva ragione sua mamma quando le raccomandava di non lavare i pavimenti di cemento a piedi nudi. Non sa cosa dire ad Ahmed, suo marito, né sa come reagiranno i suoceri lezgini di Qusary, già scontenti di avere una nuora azera della capitale. Loro, per il loro amato figlio, desideravano una ragazza lezgini, del loro paese, che conoscesse e rispettasse le loro tradizioni, non certo una nuora azera che beve, fuma, canta, balla, mangia troppo e adesso persino sterile. Un’inutile femmina sterile. Per Sheila la soluzione sta nell’adottare un bambino all’orfanotrofio, ma i suoceri non sono d’accordo e trovano il modo di costringere Ahmed a divorziare. Sheila così si ritrova sola ma procede comunque con l’adozione e sa di star facendo la scelta giusta. Nonostante il divorzio e nonostante persino secondo sua madre quella sia una scelta azzardata. Secondo Shafiga adottare un bambino è da matti, come si fa a sapere di chi è figlio? E se la famiglia ha avuto qualche problema di salute, come si fa a scoprirlo? Sarà una croce per tutta la vita. Ma a Sheila non importa. Ahmed almeno, prima di divorziare, ha dato il suo consenso a scrivere il proprio nome nella cella “padre” sul certificato di nascita. La bimba adesso porta il nome di Azadeh Ahmedovna...
Storia di Azadeh segue i dettami della collana di Oltre edizioni per cui esce, Letture dal mondo: i grandi temi della storia e della società visti attraverso la propria esperienza personale. È la guerra a fare da sfondo al romanzo infatti, la guerra tra Azerbaijan e Armenia attualmente ancora in atto, ufficialmente scoppiata nel 1922 a seguito del tentativo, da parte dell’Armenia, di annettere la regione del Nagorno Karabakh appartenente all’Azerbaijan. In Storia di Azadeh i conflitti vengono definiti “guerre inutili che cambiano le vite” e, in questa prospettiva, non è la guerra ad essere il tema centrale del romanzo, quanto piuttosto gli effetti che questa ha sulle persone, sulle famiglie, su intere comunità, etnie e Paesi. Le tappe del romanzo sono scandite continuamente da piccoli paragrafi esplicativi della situazione geopolitica che rappresenta appunto la base sulla quale si muovono i tanti personaggi di cui il racconto si compone, personaggi caratterizzati sì da un’importanza variabile ma che alla fine risultano aver avuto tutti un peso specifico nell’insieme narrativo. Molto importante è poi la tematica del “rompere il cerchio delle antiche tradizioni” con cui il romanzo si conclude, tematica che non ha un peso rilevante solo nelle esistenze dei personaggi, ma è anche significativa per sottolineare quanto siano le persone stesse, con le loro azioni e scelte, autrici della storia, propria e del mondo che le circonda.