La catena spezzata, racconti di Giorgetta Dorfles

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03/04/2023, ore 12:18

Oh, finalmente, volevo proprio cominciare a scrivere qui dei libri degli altri e l'occasione è arrivata, ghiotta, dalla casa editrice Oltre, che mi ha mandato in lettura, su mia richiesta, una raccolta di racconti di Giorgetta Dorfles, nipote del celebre Gillo (morto più che centenario e ancora sciando e in piedi...), custode della memoria di lui e anche fotografa e scrittrice, lei.
Il piccolo volume si intitola "La catena spezzata" perché al centro di tutte le storie, scritte in sciolto italiano, come in flusso di coscienza, c'è la fragilità umana, incapace di vivere pienamente, in abbraccio con il prossimo. Ogni esistenza, tutte private del nome proprio ad indicare che è situazione universale, una catena spezzata con l'altro e anche, nel profondo, con se stessa.
Tutti i protagonisti dei racconti sono, infatti immersi nella loro piccola prigione, incapaci di aprirsi agli altri, se non nei pochi attimi supremi della malattia, quando la fragilità rompe la morsa delle consuetudini e delle aspre regole dell'io. S'apre la raccolta con una struggente cronaca di un difficile rapporto madre-figlia, quando la catena della vita della genitrice è lì lì per spezzarsi per sempre nel mare della morte. E' in questo racconto, certo autobiografico, che la Dorfles offre il meglio per me, con la calibrata discesa nell'intimità delle due protagoniste: l'io narrante, figlia difficile, e la madre ormai nell'estrema vecchiaia. La madre, una volta inarrivabile, mondana, elegante, squisita intelletuale, ora, pur immersa nelle visioni di un mondo non mondo, ritrova un sentierino verso la figlia ribelle e difficile e così, le due, in un'oasi di riorno alla semplicità, camminano allacciate, su e giù per il corridoio, come ritrovata la via...
Se mi soffermo su questo racconto è anche perché da  pochi mesi ho perduto mia madre che era, a modo suo, come quella del racconto e, tra un sì un no e un un pochino, ho ritrovato qui la storia dell'ultimo nostro mese insieme. Un bel racconto. E interessanti anche gli altri, con la mia personale preferenza per quello intitolato "Confinamento" e racconta, con lucidità tutte le follie, legate alla "Pandemia da Covid 19", che, pur essendo passata, sono ancora incollate nell'anima delle persone che vedo girando, mettiamo in un parco, con la fp non so ché.. Il confinamento - lockdown, mascherine, green pass e altre mattane - è versione moderna, spiega la Dorfles, di quello triestino di ieri, quando non si poteva salir sul Carso sloveno per paura dei gendarmi... Ieri come oggi, sempre, il potere costruisce "confinamenti" e tocca ai singoli sconfinare. La protagonista di "Confinamento" sconfina, per non finire smorta su un divano davanti a uno schermo, in un verde giardino dove ritrova la sua anima. Alberi, piante e cespugli le rimandano la sua complessità interiore, e tutto quel verde che cresce disordinato e ordinato insieme, sul precipizio, ben racconta la fragilità degli uomini, abbarbicati alla vita che, in loro, inesorabile scorre.

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