La flora preistorica
Le piante fossili e le piante preistoriche incuriosiscono e affascinano. In un modo o nell’altro sono riuscite a sopravvivere a meteoriti, a fenomeni di estinzione di massa, all’attacco di patogeni e di insetti. Per ultimo, sono riuscite a sfuggire alla deforestazione e all’uso del loro legno, mostrando quelle straordinarie capacità adattative ed evolutive che hanno condotto alle specie vegetali successive (oggi presenti ovunque). Furono, inoltre, quelle piante primigenie a bilanciare nell’atmosfera le percentuali di ossigeno necessarie alla vita di noi mammiferi.
Sono così di fatto ancor oggi indispensabili alla vita sulla Terra. Petrolio e carbone sono i loro resti, dobbiamo proprio a loro l’energia fossile che muove il mondo moderno e contemporaneo.
Tutte le specie utili in agricoltura e le piante di ornamento attuali discendono da loro. Eppure sono ai più abbastanza sconosciute! Pochi conoscono le loro antiche origini e la relativa diffusione prima delle grandi glaciazioni.
Un giardino preistorico
Nasce da questa esigenza di conoscenza concreta e diretta l’idea di un giardino preistorico ove vedere, toccare e fisicamente camminare tra queste piante, dai primissimi muschi e licheni alle primordiali piante a fusto, poi dalle gimnosperme alle primitive angiosperme.
Ovviamente, la frammentarietà dei reperti riesce a comunicarci solo piccola parte della realtà del passato, dovendo poi sempre più tener conto della rivoluzione dello studio tassonomico, con il passaggio dalla classificazione morfologica linneana alla classificazione basata sul genoma.
I giardini preistorici nel mondo si contano sulle dita della mano. Uno si trova a Sarzana, che bello!
L’attento studio di Enrico Caneva
L’affermato ingegnere e botanico autodidatta Enrico Caneva si è trasferito nel 2018 da Parigi a Sarzana e ha recuperato un campo abbandonato, aprendovi un giardino botanico. Un ettaro e mezzo sviluppato su tre balze con approccio paesaggistico, già quindici mila piante e oltre due mila specie provenienti da tutto il mondo, il tutto a un passo dal centro della cittadina ligure.
Il suggestivo progetto riguarda in futuro anche il recupero di aspetti della remota vita vegetale della zona, uno studio sulle piante preistoriche delle Alpi Apuane e dei Monti Pisani, quelle presenti prima della glaciazione, da 250 a 50 milioni di anni fa, al tempo dei dinosauri, creando una sorta di ampio boschetto preistorico (tra queste per esempio il Trochodendron aralioides, pianta preistorica di cui sono in bella mostra una quindicina di esemplari nel giardino di Via Berghini inaugurato nell’agosto 2022).
Prima sfida: reperire semi o plantule delle rarissime specie superstiti.
Seconda sfida: piantumare e riuscire a ri-acclimatare le piante reperite.
Motivi e struttura del libro La flora preistorica
Esce ora il primo volume (di tre) dedicato alla flora preistorica nel periodo del Giurassico, appunto (dopo la fine del Triassico) da circa 201 milioni a circa 145 milioni di anni fa. Non solo un elenco dettagliato, bensì una sorta di guida alla preservazione e allo sviluppo di antichissime piante biodiverse, che ci consente di ragionare meglio sullo stesso concetto di “autoctono”.
La personale passione dell’autore per le conifere rende le gimnosperme primitive le principali protagoniste del testo.
Ogni capitolo parte da riflessioni sulla paleogeografia, sulla tettonica delle placche, sull’evoluzionismo e sulle grandi estinzioni. Molte figure (oltre 120) e foto (scattate nei giardini Caneva). Accurate referenze scientifiche. Finali glossario e lista delle specie citate.
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