Quel doppio di noi, nero e grottesco

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10/10/2018, ore 10:43

Pochi mesi fa, nel giugno 2018, il “Guardian” piangeva la morte della scrittrice Daša Drndić osservando che l’artista zagabrese, classe 1946, era “incapace di scrivere una frase che non fosse forte, violenta o grottesca – a volte, tutte e tre le cose, simultaneamente”. Amanda Hopkinson riferiva, nell’articolo, che i suoi due artisti di riferimento non erano suoi connazionali: erano invece mitteleuropei, erano gli austriaci Thomas Bernhard ed Elfriede Jelinek. Argomento fondamentale della sua letteratura (undici romanzi) era una questione politica: la trascurata, anzi rimossa connivenza tra i croati e i nazisti. Si trattava, probabilmente, di una questione più complessa: la Drndić, figlia di un partigiano titino divenuto poi ambasciatore, nipote di uno dei firmatari dell’imperdonabile trattato di Osimo,
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