Riflessioni di un allievo di Ando Gilardi sulla rivoluzione dell'immagine fotografica

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30/07/2023, ore 06:22

«Bisognerebbe allora avere il coraggio di rovesciare il tavolo di lavoro, come fece con irriverenza senza eredi quel guastafeste di Ando Gilardi con la sua Storia sociale della fotografia, relegare sullo sfondo i “grandi nomi” sopravvalutati e ripartire da una storia degli usi di massa, degli scambi, degli investimenti sociali ed emotivi che la fotografia continua a veicolare
Servono storici del presente per capire la gigantesca condivisione planetaria in corso su Internet, vera rivoluzione nella civiltà delle immagini.
Se non riusciremo a metterlo in prospettiva critica, questo flusso di immagini senza qualità ci travolgerà col suo illusorio eterno presente».



Così scriveva Michele Smargiassi su la Repubblica del 29 dicembre 2010, e io non vorrei sconfessare per nessuna ragione al mondo questo bellissimo apprezzamento dell’ancora non del tutto capito enorme lavoro “irriverente” di Ando Gilardi, ma solo aggiungere che un piccolo, ma per me enorme, lascito ereditario io l’ho ricevuto dal “fotografo” di Arquata Scrivia.
E questa “eredità” non sono io a rivendicarla, è lui a riconoscerla in una lettera che mi ha inviato il 28 agosto 2010 per dirmi che avrebbe cercato, se la salute glielo avesse permesso, di scrivere l’introduzione a Aniconismo e rappresentazione del gioiello discreto, il saggio sulla rappresentazione del sesso della donna che gli avevo inviato in copia di lavoro qualche mese prima:
«Caro Nello, ho appena finito di visionare, insieme a Patrizia, il tuo DVD: è una delle opere più belle e intelligenti che ho conosciuto in vita mia e ti garantisco che non esagero: bravo bravo davvero, sono orgoglioso di aver contribuito, come scrivi, alla tua “formazione”».
Messaggio che mi è particolarmente caro anche per la magia dei numeri, perché mi è stato inviato il giorno e il mese in cui sono nato, tante estati fa: «28/08/2010 10.51».
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