Edizioni Oltre pubblica la terza opera che segue l’ALBERO e IL PAESAGGIO in ricordo di Pietro Greco, giornalista, divulgatore scientifico e storico della scienza scomparso due anni fa. Sandro Iovine, giornalista, critico e curatore consegna la penna/testimone a 67 amici, colleghi, studiosi, letterati, giornalisti che completano le foto di Besana con un breve articolo di diverso genere. L’opera è suddivisa in quattro parti.
Nella prima parte il titolo è solo L’ACQUA, acqua quindi protagonista, sollievo per gli occhi e l’animo umano. Ciascun autore parte da un’immagine in bianco e nero: un paesaggio velato di nebbia, un fiume che scorre, suggestive increspature concentriche su una pozzanghera che richiamano le ondulazioni spazio-tempo. Come dire che matematica, fisica e astrofisica sono parte del nostro unico complesso universo. E l’uomo è spettatore, osservatore affascinato e ispirato come nel breve “Haiku nella corrente”. Acqua come bellezza che consola.
Nella seconda parte i protagonisti sono due, L’ACQUA E L’UOMO. Palazzoni di periferia che si specchiano in una vasta pozza d’acqua, non conta se sia frutto di un allagamento o, nella migliore delle ipotesi, una vasca di raccolta di acqua piovana. L’immagine è sufficiente a cogliere la dicotomia naturale-sociale. Come nella risaia che ispira armonia tra gli elementi matericamente diversi: acqua che scorre sui rivoli e terreno fermo. Equilibrio e armonia che permettono la produzione dell’alimento più consumato al mondo. E non è un caso se Talete la considera già nel VI secolo a.c. il “principio”. Tutto aveva inizio con essa e grazie a essa definita pura, fresca e semplice. Parole che troviamo in Francesco d’Assisi che nel Cantico la annovera fra le creature definendola utile preziosa e casta. Il filosofo greco e il santo italiano potevano mai pensare che l’essere umano avrebbe così vilipeso la purezza dell’elemento essenziale alla vita?
LA FORMA DELL’ACQUA, certo l’acqua ha una sua forma. Si muove e accompagna gli uomini nelle migrazioni e non solo gli uomini! I viventi tutti hanno bisogno di acqua e si muovono in continuazione per trovarla. Banalmente siamo portati a pensare di non poter lasciare orme sull’acqua, siamo portati a pensare che l’acqua non ha forma propria. Le splendide foto protagoniste di questo capitolo fanno riscoprire quanto già sappiamo senza esserci mai soffermati a guardare. Un’impronta sulla neve, una nube che ci fa sentire tutt’uno con la forma dell’acqua in vapore, i sinuosi spruzzi d’acqua di una cascata in cui ciascuna goccia contiene miliardi di miliardi di molecole d’acqua: due atomi di idrogeno e uno di ossigeno a formare l’elemento imprescindibile per la vita.
LA MEMORIA DELL’ACQUA, conclude l’opera sottolineando un concetto trascurato: l’acqua lascia la sua memoria sui ciottoli che modella, sugli strati rocciosi recenti o antichi. I ripple marks di ambiente sedimentario di acque basse ci aiutano a dare un’età alle successioni stratigrafiche. Ma, l’essere umano costringe a mettere sempre un ma, sulle spiagge attuali queste onde di sabbia portano i segni di rifiuti di ogni genere. E se diventeranno rocce ingloberanno tappi di plastica invece che conchiglie fossili. I geologi sanno bene che l’acqua, nella sua ciclicità “ricorda” e ci ricorda dove è scivolato lentamente un ghiacciaio e dove scorre impetuoso un torrente. Ricorda il suo percorso per scendere al mare e ricorda dove ha esondato e continuerà a esondare laddove incautamente e privi di memoria gli esseri umani l’hanno imbrigliata tra mura di cemento.
Un’opera da leggere con gli occhi della mente. Ogni foto è interpretabile prima e dopo la lettura dei 67 interventi degli autori. Si può definire questo libro, come i precedenti della collana, un’opera d’arte nella quale le foto in bianco e nero sono un valore aggiunto.
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