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Sull’acqua, la sua quantità e la sua scarsità
Il Bo Live di domenica 19 febbraio 2023
La quantità di acqua sul pianeta è abbastanza stabile dall’inizio, qualche miliardo di anni fa. Di acqua ce ne sarebbe così davvero tanta sulla Terra, è un elemento abbondante e straordinario...

di Valerio Calzolaio

La quantità di acqua sul pianeta è abbastanza stabile dall’inizio, qualche miliardo di anni fa. Di acqua ce ne sarebbe così davvero tanta sulla Terra, è un elemento abbondante e straordinario: niente la distrugge, gira sempre; sta per aria e per terra, si ghiaccia e si scioglie; si autodepura, vive ed è indispensabile ad ogni vita; modella ogni forma, il vivente umano e non umano come il non vivente. Da qualche parte sulla Terra ve ne è spesso stata poca, aree aride dove evapora molta più di quella che precipita. E le specie si sono adattate, quasi sempre né migrando né guerreggiando. Però se la quantità di acqua del ciclo globale è costante e quella del singolo bacino è diversa per ogni bacino, allora dipende da quanti la usano e da come la trattano in quel bacino. Limitandoci all’impronta della specie umana contemporanea nei vari ecosistemi e bacini, quando utilizzatori e consumatori sapiens diventano troppi, se per di più la sprecano o la maltrattano, allora diventa scarsa anche nelle piovose metropoli (più negli slum che nelle city), nelle fertili pianure (durante le frequenti siccità), addirittura sulle coste (dove il mare si scalda e si alza). Anche quando è troppa, fa danni, come nel caso delle alluvioni. E produce comunque sempre più competizioni, conflitti, migrazioni.

Le statistiche confermano sofferenze e dolori: in primo luogo circa un miliardo di persone resta senza facile sicuro accesso ad acqua potabile (l’alta percentuale sul totale della popolazione riguarda Stati in crescita demografica, pur più lenta del previsto), oltre 2 miliardi non ha ancora accesso a servizi igienico sanitari, fra loro circa un miliardo defeca all’aperto; tutti numeri segnalati per difetto, meglio non urlare. In secondo luogo, vi è grande disparità fra regioni e paesi (oltre il 40% della popolazione che non ha accesso all’acqua potabile vive nell’Africa sub-sahariana), vi è grande disparità fra città e campagna (il novanta per cento di coloro che defecano all’aperto vive in aree rurali, circa seicento milioni in India). Gli eventi connessi ai cambiamenti climatici antropici globali, in terzo luogo, rendono più gravi e diffusi i fenomeni di scarsità d’acqua, soprattutto nelle aree già con minori precipitazioni medie, le aree secche (drylands), aggravando fame e povertà, inducendo ulteriori migrazioni e conflitti. E, infine, sull’acqua gli Obiettivi e i rapporti dell’ONU scontano una certa subalternità al privato, alle grandi multinazionali, mentre molto dovrebbe ruotare intorno all’idea di beni comuni e diritti della Terra.

L’acqua è il “principio” della vita, il nesso originario, inestricabile ed evolutivo, tra vivente e non-vivente e tra vivente umano e vivente non-umano. Quasi tutte le guerre e le occupazioni in corso hanno stretta connessione con il controllo delle risorse idriche. Tutti i cambiamenti climatici provocano sconvolgimenti nei cicli idrologici. La stessa drammatica crisi economica ha conseguenze di emergenza immediata per chi soffre sete, fame, povertà. Ogni oggetto, ogni servizio, ogni bene dovrebbe essere calcolato in termini di acqua utilizzata, inquinata, trasferita per produrlo. Servirebbero un’Autorità Pubblica Mondiale per l’acqua e un piano globale delle Nazioni Unite che vadano oltre il pur positivo ruolo di coordinamento avviato dalla UN-Water: acqua minima vitale da garantire a tutti; impegni vincolanti contro la sete; proprietà pubblica basata sul diritto umano e sul bene comune; principi globali di qualità, gestione e controllo; attenzione agli equilibri delle specie e degli ecosistemi. In ogni bacino idrografico, goccia a goccia.

Ci si è più volte e molto bene già occupati di acqua, di singoli eventi, di singoli bacini, di saggi e ricerche in materia. Limitandosi al quadro recente e generale.


LEGGI ANCHE:


Ora è uscito da poco un bel volume di foto e pensieri sull’acqua, lo ha curato un ottimo fotografo

Prima di sfogliare dunque Roberto Besana (a cura di), L’acqua. Dialogo tra Fotografia e Parola, Töpffer, Oltre Sestri Levante 2022, pag. 231 (grande formato, letteratura illustrata da foto artistiche) è utile ricordare che si tratta del terzo volume di una serie.

A giugno 2020 uscì appunto un originale bel volume di grande formato, opera di Roberto Besana (Monza, 1954),manager editoriale e fotografo, e del caro Pietro Greco, chimico e divulgatore scientifico: L’albero. Dialoghi tra Fotografo e Scrittore, Oltre Sestri Levante, pag. 147 (grande formato, letteratura illustrata da foto artistiche). Anche quello partiva circa dall’ecosistema terrestre vivente 430 milioni di anni fa e arrivava a dopodomani. Pare che la pianta terrestre più antica che si conosca sia la vascolare Cooksonia. La nonna dei nostri alberi si radicò tra il Siluriano Superiore e il Devoniano ed era presente in tutte le terre emerse di allora. Se pensate di non sapere tutto sui suoi figli e nipoti e sugli attuali biodiversi pronipoti vale la pena corroborarvi mente e spirito sfogliandolo e studiandolo. Dopo alcuni brevi scritti introduttivi, incontrerete a destra 65 luminose ramificate foto in bianco e nero di Besana mentre completano la comprensione altrettanti godibili chiari testi a sinistra di Greco: definizioni, misure, storia e geografia, biologia e geologia, dati, curiosità, delucidazioni, interpretazioni, citazioni letterarie e poetiche sugli alberi e sui boschi, e sul nostro evoluto rapporto con loro.

I due artisti scientifici avevano in programma un successivo testo sui paesaggi, ma Greco è scomparso in corso d’opera, improvvisamente, e Roberto chiese a 65 amici, colleghi studiosi letterati scienziati, di rendersi disponibili alla stesura di inediti commenti destinati ad altre 65 nuove foto, ciascuno un proprio testo di circa 2.500 battute, tutti insieme un tributo a Pietro. Così nell’aprile 2021 è uscito Roberto Besana (con altri 65 autori), Il paesaggio. Dialoghi tra Fotografia e Parola. Tributo a Pietro Greco, Töpffer, Oltre, Sestri Levante, pag. 163 euro 24,50 (grande formato, letteratura illustrata da foto artistiche), un’altra meraviglia! Dopo l’introduzione di Besana e l’interessante introduzione della brava giornalista Melina Scalise, seguono le 65 bellissime foto e i relativi acuti commenti (con appropriati titoli), raggruppati in quattro distinte parti: Forme e geometrie, Inseguendo la luce guardo, Sconfinamenti, Tracce e linguaggi.

I coautori furono: Aiello, Amistadi, Piero Angela, Armaroli, Armiero, Ascolini, Silvia Baglioni, Barone, Silvia Bencivelli, Bianco, Bianucci, Bischi, Francesca Boccaletto, Bologna, Francesca Buoninconti, Buticchi, Lilly Cacace, Calzolaio, Carra, Cerroni, Ciardi, Ciccarese, Liliana Curcio, Dei, De Rossi, Ereditato, Fina, Valentina Fortichiari, Fratoddi, Fratus, Margherita Fronte, Roberta Fulci, Fuso, Giacomelli, Guerraggio, Guidoni, Iovine, Lenci, Leone, Longo, Lucchetti, Simona Maggiorelli, Mecconi, Monti, Marta Morazzoni, Motta, Mulè, Nappi, Odifreddi, Daniela Palma, Rossella Panarese, Pantaloni, Paoloni, Pievani, Polizzi, Cristina Pulcinelli, Rossi, Rosso, Salomone, Melina Scalise, Serra, Raffaella Simili, Termini, Tunesi, Chiara Valerio, Zuffi. Con Il paesaggio Besana e i coautori, ognuno a proprio modo, resero un personale omaggio al grande Pietro π Greco, aiutando tutti a percepire e comprendere meglio i paesaggi della mente umana e dell’evoluzione terrena.

Ecco poi ora il terzo volume della serie, ancora “nel ricordo di Pietro Greco”. Dopo la presentazione di Besana e l’interessante introduzione del bravo giornalista e critico fotografico Sandro Iovine, seguono 67 bellissime foto con i relativi acuti commenti (e appropriati titoli), raggruppati in quattro significative distinte parti: L’acqua, L’acqua e l’uomo, Le forme dell’acqua, La memoria dell’acqua. Coautori e coautrici sono: Aiello, Alinghieri, Armiero, Arpaia, Margherita Asso, Eva Benelli, Bischi, Francesca Boccaletto, Borgogno, Francesca Buoninconti, Buttiglieri, Lilly Cacace, Calzolaio, Camporesi, Paola Catapano, Rossana Cecchi, Cerroni, Ciccarese, Conte, Cotugno, Liliana Curcio, D’Alelio, De Rossi, Diaspro, Ereditato, Ferrari, Valentina Fortichiari, Gigliola Foschi, Fratoddi, Roberta Fulci, Fuso, Fuzzi, Elena Gagliasso, Gianoli, Lagonia, Leone, Loguercio, Lucchetti, Lucchin, Anna Luise, Luparia, Simona Maggiorelli, Patrizia Maiorca, Fulvia Mangili, Federica Manzoli, Mojetta, Moretto, Motta, Mulè, Daniela Palma, Pantaloni, Paoloni, Passarella, Pitrelli, Polizzi, Cristiana Pulcinelli, Rossi, Rufo, Sapienza, Sandrelli, Gabriela Scanu, Elisabetta Tola, Tozzi, Rossana Valente, Maria Luisa Vitale, Zanarini. Con L’acqua Besana, ormai spezzino d’adozione, consente di percepire e comprendere meglio che l’acqua cambia sempre ma resta sempre la stessa, niente la distrugge, la sua presenza coincide con la presenza di vita e con l’evoluzione di tutte le specie viventi negli ultimi quattro miliardi di anni, cellula più cellula meno, giorno più giorno meno.

E di ricordare il chimico, scrittore e divulgatore scientifico Pietro Greco (Barano d’Ischia, 1955 - Ischia 18 dicembre 2020), una grande personalità della cultura scientifica e artistica europea degli ultimi decenni, a lungo giornalista de L’Unità, da ultimo caporedattore di Il Bo Live. Per capirci: ad autunno 2020 si potevano trovare in ogni libreria una decina di novità appena uscite in quello stesso anno, di cui Greco era autore (da aprile Trotula. La prima donna medico d’Europa, L’Asino d’oro; dal 10 settembre Quanti, Carocci; dal 29 settembre Homo. Arte e scienza, Di Renzo Editore Roma; da fine ottobre ETI, Intelligenze extraterrestri, Doppiavoce), o coautore (da giugno, appunto con Roberto Besana, L’albero, Töpffer; ancora da giugno con Gianni Battimelli e Giovanni Ciccotti, Il computer incontra la fisica teorica, Carocci), oppure curatore (da novembre Mezzogiorno di scienza, Dedalo). Per varie ragioni, connesse al suo intero percorso biografico, intellettuale ed emotivo, il saggio su “Arte e scienza” storicizza le umane conoscenze e riassume il personale approccio scientifico e comunicativo.

All’alba del 18 dicembre 2020, per un cortocircuito elettrico che ha bloccato il battito del cuore, facendolo poi svenire e svanire nel sonno, l’improvvisa avara morte ha interrotto la sua vita, palpitante e generosa, ha privato la moglie Emilia Di Pace, i figli Francesco e Gaia, tanti altri cari affetti, migliaia di allievi dei suoi corsi, decine di migliaia di italiani e italiane che lo avevano frequentato (o ascoltato su Radio3 scienza), più o meno episodicamente, di continuare a godere delle sue qualità, espresse sempre con cortesia e competenza. Di lui postumo è recentemente uscito anche con articoli di scienza e arte: Per un’unica conoscenza. Pietro Greco e Il Bo Live, prefazione di Lucia Votano, postfazione di Telmo Pievani, Padova University Press 2022.



leggi l'articolo integrale su Il Bo Live
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Il Bo Live - domenica 19 febbraio 2023
La quantità di acqua sul pianeta è abbastanza stabile dall’inizio, qualche miliardo di anni fa. Di acqua ce ne sarebbe così davvero tanta sulla Terra, è un elemento abbondante e straordinario...

di Valerio Calzolaio

La quantità di acqua sul pianeta è abbastanza stabile dall’inizio, qualche miliardo di anni fa. Di acqua ce ne sarebbe così davvero tanta sulla Terra, è un elemento abbondante e straordinario: niente la distrugge, gira sempre; sta per aria e per terra, si ghiaccia e si scioglie; si autodepura, vive ed è indispensabile ad ogni vita; modella ogni forma, il vivente umano e non umano come il non vivente. Da qualche parte sulla Terra ve ne è spesso stata poca, aree aride dove evapora molta più di quella che precipita. E le specie si sono adattate, quasi sempre né migrando né guerreggiando. Però se la quantità di acqua del ciclo globale è costante e quella del singolo bacino è diversa per ogni bacino, allora dipende da quanti la usano e da come la trattano in quel bacino. Limitandoci all’impronta della specie umana contemporanea nei vari ecosistemi e bacini, quando utilizzatori e consumatori sapiens diventano troppi, se per di più la sprecano o la maltrattano, allora diventa scarsa anche nelle piovose metropoli (più negli slum che nelle city), nelle fertili pianure (durante le frequenti siccità), addirittura sulle coste (dove il mare si scalda e si alza). Anche quando è troppa, fa danni, come nel caso delle alluvioni. E produce comunque sempre più competizioni, conflitti, migrazioni.

Le statistiche confermano sofferenze e dolori: in primo luogo circa un miliardo di persone resta senza facile sicuro accesso ad acqua potabile (l’alta percentuale sul totale della popolazione riguarda Stati in crescita demografica, pur più lenta del previsto), oltre 2 miliardi non ha ancora accesso a servizi igienico sanitari, fra loro circa un miliardo defeca all’aperto; tutti numeri segnalati per difetto, meglio non urlare. In secondo luogo, vi è grande disparità fra regioni e paesi (oltre il 40% della popolazione che non ha accesso all’acqua potabile vive nell’Africa sub-sahariana), vi è grande disparità fra città e campagna (il novanta per cento di coloro che defecano all’aperto vive in aree rurali, circa seicento milioni in India). Gli eventi connessi ai cambiamenti climatici antropici globali, in terzo luogo, rendono più gravi e diffusi i fenomeni di scarsità d’acqua, soprattutto nelle aree già con minori precipitazioni medie, le aree secche (drylands), aggravando fame e povertà, inducendo ulteriori migrazioni e conflitti. E, infine, sull’acqua gli Obiettivi e i rapporti dell’ONU scontano una certa subalternità al privato, alle grandi multinazionali, mentre molto dovrebbe ruotare intorno all’idea di beni comuni e diritti della Terra.

L’acqua è il “principio” della vita, il nesso originario, inestricabile ed evolutivo, tra vivente e non-vivente e tra vivente umano e vivente non-umano. Quasi tutte le guerre e le occupazioni in corso hanno stretta connessione con il controllo delle risorse idriche. Tutti i cambiamenti climatici provocano sconvolgimenti nei cicli idrologici. La stessa drammatica crisi economica ha conseguenze di emergenza immediata per chi soffre sete, fame, povertà. Ogni oggetto, ogni servizio, ogni bene dovrebbe essere calcolato in termini di acqua utilizzata, inquinata, trasferita per produrlo. Servirebbero un’Autorità Pubblica Mondiale per l’acqua e un piano globale delle Nazioni Unite che vadano oltre il pur positivo ruolo di coordinamento avviato dalla UN-Water: acqua minima vitale da garantire a tutti; impegni vincolanti contro la sete; proprietà pubblica basata sul diritto umano e sul bene comune; principi globali di qualità, gestione e controllo; attenzione agli equilibri delle specie e degli ecosistemi. In ogni bacino idrografico, goccia a goccia.

Ci si è più volte e molto bene già occupati di acqua, di singoli eventi, di singoli bacini, di saggi e ricerche in materia. Limitandosi al quadro recente e generale.


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Ora è uscito da poco un bel volume di foto e pensieri sull’acqua, lo ha curato un ottimo fotografo

Prima di sfogliare dunque Roberto Besana (a cura di), L’acqua. Dialogo tra Fotografia e Parola, Töpffer, Oltre Sestri Levante 2022, pag. 231 (grande formato, letteratura illustrata da foto artistiche) è utile ricordare che si tratta del terzo volume di una serie.

A giugno 2020 uscì appunto un originale bel volume di grande formato, opera di Roberto Besana (Monza, 1954),manager editoriale e fotografo, e del caro Pietro Greco, chimico e divulgatore scientifico: L’albero. Dialoghi tra Fotografo e Scrittore, Oltre Sestri Levante, pag. 147 (grande formato, letteratura illustrata da foto artistiche). Anche quello partiva circa dall’ecosistema terrestre vivente 430 milioni di anni fa e arrivava a dopodomani. Pare che la pianta terrestre più antica che si conosca sia la vascolare Cooksonia. La nonna dei nostri alberi si radicò tra il Siluriano Superiore e il Devoniano ed era presente in tutte le terre emerse di allora. Se pensate di non sapere tutto sui suoi figli e nipoti e sugli attuali biodiversi pronipoti vale la pena corroborarvi mente e spirito sfogliandolo e studiandolo. Dopo alcuni brevi scritti introduttivi, incontrerete a destra 65 luminose ramificate foto in bianco e nero di Besana mentre completano la comprensione altrettanti godibili chiari testi a sinistra di Greco: definizioni, misure, storia e geografia, biologia e geologia, dati, curiosità, delucidazioni, interpretazioni, citazioni letterarie e poetiche sugli alberi e sui boschi, e sul nostro evoluto rapporto con loro.

I due artisti scientifici avevano in programma un successivo testo sui paesaggi, ma Greco è scomparso in corso d’opera, improvvisamente, e Roberto chiese a 65 amici, colleghi studiosi letterati scienziati, di rendersi disponibili alla stesura di inediti commenti destinati ad altre 65 nuove foto, ciascuno un proprio testo di circa 2.500 battute, tutti insieme un tributo a Pietro. Così nell’aprile 2021 è uscito Roberto Besana (con altri 65 autori), Il paesaggio. Dialoghi tra Fotografia e Parola. Tributo a Pietro Greco, Töpffer, Oltre, Sestri Levante, pag. 163 euro 24,50 (grande formato, letteratura illustrata da foto artistiche), un’altra meraviglia! Dopo l’introduzione di Besana e l’interessante introduzione della brava giornalista Melina Scalise, seguono le 65 bellissime foto e i relativi acuti commenti (con appropriati titoli), raggruppati in quattro distinte parti: Forme e geometrie, Inseguendo la luce guardo, Sconfinamenti, Tracce e linguaggi.

I coautori furono: Aiello, Amistadi, Piero Angela, Armaroli, Armiero, Ascolini, Silvia Baglioni, Barone, Silvia Bencivelli, Bianco, Bianucci, Bischi, Francesca Boccaletto, Bologna, Francesca Buoninconti, Buticchi, Lilly Cacace, Calzolaio, Carra, Cerroni, Ciardi, Ciccarese, Liliana Curcio, Dei, De Rossi, Ereditato, Fina, Valentina Fortichiari, Fratoddi, Fratus, Margherita Fronte, Roberta Fulci, Fuso, Giacomelli, Guerraggio, Guidoni, Iovine, Lenci, Leone, Longo, Lucchetti, Simona Maggiorelli, Mecconi, Monti, Marta Morazzoni, Motta, Mulè, Nappi, Odifreddi, Daniela Palma, Rossella Panarese, Pantaloni, Paoloni, Pievani, Polizzi, Cristina Pulcinelli, Rossi, Rosso, Salomone, Melina Scalise, Serra, Raffaella Simili, Termini, Tunesi, Chiara Valerio, Zuffi. Con Il paesaggio Besana e i coautori, ognuno a proprio modo, resero un personale omaggio al grande Pietro π Greco, aiutando tutti a percepire e comprendere meglio i paesaggi della mente umana e dell’evoluzione terrena.

Ecco poi ora il terzo volume della serie, ancora “nel ricordo di Pietro Greco”. Dopo la presentazione di Besana e l’interessante introduzione del bravo giornalista e critico fotografico Sandro Iovine, seguono 67 bellissime foto con i relativi acuti commenti (e appropriati titoli), raggruppati in quattro significative distinte parti: L’acqua, L’acqua e l’uomo, Le forme dell’acqua, La memoria dell’acqua. Coautori e coautrici sono: Aiello, Alinghieri, Armiero, Arpaia, Margherita Asso, Eva Benelli, Bischi, Francesca Boccaletto, Borgogno, Francesca Buoninconti, Buttiglieri, Lilly Cacace, Calzolaio, Camporesi, Paola Catapano, Rossana Cecchi, Cerroni, Ciccarese, Conte, Cotugno, Liliana Curcio, D’Alelio, De Rossi, Diaspro, Ereditato, Ferrari, Valentina Fortichiari, Gigliola Foschi, Fratoddi, Roberta Fulci, Fuso, Fuzzi, Elena Gagliasso, Gianoli, Lagonia, Leone, Loguercio, Lucchetti, Lucchin, Anna Luise, Luparia, Simona Maggiorelli, Patrizia Maiorca, Fulvia Mangili, Federica Manzoli, Mojetta, Moretto, Motta, Mulè, Daniela Palma, Pantaloni, Paoloni, Passarella, Pitrelli, Polizzi, Cristiana Pulcinelli, Rossi, Rufo, Sapienza, Sandrelli, Gabriela Scanu, Elisabetta Tola, Tozzi, Rossana Valente, Maria Luisa Vitale, Zanarini. Con L’acqua Besana, ormai spezzino d’adozione, consente di percepire e comprendere meglio che l’acqua cambia sempre ma resta sempre la stessa, niente la distrugge, la sua presenza coincide con la presenza di vita e con l’evoluzione di tutte le specie viventi negli ultimi quattro miliardi di anni, cellula più cellula meno, giorno più giorno meno.

E di ricordare il chimico, scrittore e divulgatore scientifico Pietro Greco (Barano d’Ischia, 1955 - Ischia 18 dicembre 2020), una grande personalità della cultura scientifica e artistica europea degli ultimi decenni, a lungo giornalista de L’Unità, da ultimo caporedattore di Il Bo Live. Per capirci: ad autunno 2020 si potevano trovare in ogni libreria una decina di novità appena uscite in quello stesso anno, di cui Greco era autore (da aprile Trotula. La prima donna medico d’Europa, L’Asino d’oro; dal 10 settembre Quanti, Carocci; dal 29 settembre Homo. Arte e scienza, Di Renzo Editore Roma; da fine ottobre ETI, Intelligenze extraterrestri, Doppiavoce), o coautore (da giugno, appunto con Roberto Besana, L’albero, Töpffer; ancora da giugno con Gianni Battimelli e Giovanni Ciccotti, Il computer incontra la fisica teorica, Carocci), oppure curatore (da novembre Mezzogiorno di scienza, Dedalo). Per varie ragioni, connesse al suo intero percorso biografico, intellettuale ed emotivo, il saggio su “Arte e scienza” storicizza le umane conoscenze e riassume il personale approccio scientifico e comunicativo.

All’alba del 18 dicembre 2020, per un cortocircuito elettrico che ha bloccato il battito del cuore, facendolo poi svenire e svanire nel sonno, l’improvvisa avara morte ha interrotto la sua vita, palpitante e generosa, ha privato la moglie Emilia Di Pace, i figli Francesco e Gaia, tanti altri cari affetti, migliaia di allievi dei suoi corsi, decine di migliaia di italiani e italiane che lo avevano frequentato (o ascoltato su Radio3 scienza), più o meno episodicamente, di continuare a godere delle sue qualità, espresse sempre con cortesia e competenza. Di lui postumo è recentemente uscito anche con articoli di scienza e arte: Per un’unica conoscenza. Pietro Greco e Il Bo Live, prefazione di Lucia Votano, postfazione di Telmo Pievani, Padova University Press 2022.



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01/09/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

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