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L’acqua - Dialogo tra Fotografia e Parola
Mangialibri.com di giovedě 23 marzo 2023
A giugno 2020 č uscito L’albero, un originale bel volume di grande formato, opera di Roberto Besana, manager editoriale e fotografo, e di Pietro Greco, chimico e divulgatore scientifico. Dopo alcuni brevi scritti introduttivi, incontravamo 65 godibili chiari testi...

di Valerio Calzolaio

A giugno 2020 è uscito L’albero, un originale bel volume di grande formato, opera di Roberto Besana, manager editoriale e fotografo, e di Pietro Greco, chimico e divulgatore scientifico. Dopo alcuni brevi scritti introduttivi, incontravamo 65 godibili chiari testi a sinistra, mentre a destra luminose foto in b/n completavano la comprensione e la percezione dell’argomento. I due artisti scientifici avevano in programma un successivo testo sui paesaggi, ma Greco è scomparso in corso d’opera, improvvisamente, e Roberto chiese a 65 amici, colleghi studiosi letterati scienziati, di rendersi disponibili alla stesura di inediti commenti destinati ad altre 65 nuove foto, ciascuno un proprio testo di circa 2.500 battute, tutti insieme un tributo a Pietro. Così nell’aprile 2021 è uscito Il paesaggio. Ecco ora il terzo volume della serie, ancora “nel ricordo di Pietro Greco”, un’altra meraviglia! Dopo la presentazione di Besana e l’interessante introduzione del bravo giornalista e critico fotografico Sandro Iovine, seguono 67 bellissime foto con i relativi acuti commenti (e appropriati titoli), raggruppati in quattro significative distinte parti: L’acqua, L’acqua e l’uomo, Le forme dell’acqua, La memoria dell’acqua. Coautori e coautrici sono (in corsivo i tanti che hanno potuto confermare l’impegno): Aiello, Alinghieri, Armiero, Arpaia, Margherita Asso, Eva Benelli, Bischi, Francesca Boccaletto, Borgogno, Francesca Buoninconti, Buttiglieri, Lilly Cacace, Calzolaio, Camporesi, Paola Catapano, Rossana Cecchi, Cerroni, Ciccarese, Conte, Cotugno, Liliana Curcio, D’Alelio, De Rossi, Diaspro, Ereditato, Ferrari, Valentina Fortichiari, Gigliola Foschi, Fratoddi, Roberta Fulci, Fuso, Fuzzi, Elena Gagliasso, Gianoli, Lagonia, Leone, Loguercio, Lucchetti, Lucchin, Anna Luise, Luparia, Simona Maggiorelli, Patrizia Maiorca, Fulvia Mangili, Federica Manzoli, Mojetta, Moretto, Motta, Mulè, Daniela Palma, Pantaloni, Paoloni, Passarella, Pitrelli, Polizzi, Cristiana Pulcinelli, Rossi, Rufo, Sapienza, Sandrelli, Gabriela Scanu, Elisabetta Tola, Tozzi, Rossana Valente, Maria Luisa Vitale, Zanarini…

Il chimico, scrittore e divulgatore scientifico Pietro Greco (Barano d’Ischia, 1955 - Ischia 18 dicembre 2020) è stato una grande personalità della cultura scientifica e artistica europea degli ultimi decenni, a lungo giornalista de “L’Unità”, da ultimo caporedattore dello splendido magazine online dell’Università di Padova, “Il Bo Live”. Per capirci: ad autunno 2020 si potevano trovare in ogni libreria una decina di novità appena uscite in quello stesso anno, di cui Greco era autore (da aprile Trotula. La prima donna medico d’Europa, L’Asino d’oro; dal 10 settembre Quanti, Carocci; dal 29 settembre Homo. Arte e scienza, Di Renzo Editore Roma; da fine ottobre ETI, Intelligenze extraterrestri, Doppiavoce), o coautore (da giugno, appunto con Roberto Besana, L’albero, Töpffer; ancora da giugno con Gianni Battimelli e Giovanni Ciccotti, Il computer incontra la fisica teorica, Carocci), oppure curatore (da novembre Mezzogiorno di scienza, Dedalo). Per varie ragioni, connesse al suo intero percorso biografico, intellettuale ed emotivo, il saggio su “Arte e scienza” storicizza le umane conoscenze e riassume il personale approccio scientifico e comunicativo. All’alba del 18 dicembre 2020, per un cortocircuito elettrico che ha bloccato il battito del cuore, facendolo poi svenire e svanire nel sonno, l’improvvisa avara morte ha interrotto la sua vita, palpitante e generosa, ha privato la moglie Emilia Di Pace, i figli Francesco e Gaia, tanti altri cari affetti, migliaia di allievi dei suoi corsi, decine di migliaia di italiani e italiane che lo avevano frequentato (o ascoltato su Radio3 scienza), più o meno episodicamente, di continuare a godere delle sue qualità, espresse sempre con cortesia e competenza. Con L’acqua l’ottimo Roberto Besana (Monza, 1954, spezzino d’adozione ora), coautori e coautrici, ognuno e ognuna a proprio modo, rendono un personale omaggio al grande Pietro π Greco. E aiutano a percepire e comprendere meglio che l’acqua cambia sempre ma resta sempre la stessa, niente la distrugge, la sua presenza coincide con la presenza di vita e con l’evoluzione di tutte le specie viventi negli ultimi quattro miliardi di anni, cellula più cellula meno, giorno più giorno meno.



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A giugno 2020 č uscito L’albero, un originale bel volume di grande formato, opera di Roberto Besana, manager editoriale e fotografo, e di Pietro Greco, chimico e divulgatore scientifico. Dopo alcuni brevi scritti introduttivi, incontravamo 65 godibili chiari testi...

di Valerio Calzolaio

A giugno 2020 è uscito L’albero, un originale bel volume di grande formato, opera di Roberto Besana, manager editoriale e fotografo, e di Pietro Greco, chimico e divulgatore scientifico. Dopo alcuni brevi scritti introduttivi, incontravamo 65 godibili chiari testi a sinistra, mentre a destra luminose foto in b/n completavano la comprensione e la percezione dell’argomento. I due artisti scientifici avevano in programma un successivo testo sui paesaggi, ma Greco è scomparso in corso d’opera, improvvisamente, e Roberto chiese a 65 amici, colleghi studiosi letterati scienziati, di rendersi disponibili alla stesura di inediti commenti destinati ad altre 65 nuove foto, ciascuno un proprio testo di circa 2.500 battute, tutti insieme un tributo a Pietro. Così nell’aprile 2021 è uscito Il paesaggio. Ecco ora il terzo volume della serie, ancora “nel ricordo di Pietro Greco”, un’altra meraviglia! Dopo la presentazione di Besana e l’interessante introduzione del bravo giornalista e critico fotografico Sandro Iovine, seguono 67 bellissime foto con i relativi acuti commenti (e appropriati titoli), raggruppati in quattro significative distinte parti: L’acqua, L’acqua e l’uomo, Le forme dell’acqua, La memoria dell’acqua. Coautori e coautrici sono (in corsivo i tanti che hanno potuto confermare l’impegno): Aiello, Alinghieri, Armiero, Arpaia, Margherita Asso, Eva Benelli, Bischi, Francesca Boccaletto, Borgogno, Francesca Buoninconti, Buttiglieri, Lilly Cacace, Calzolaio, Camporesi, Paola Catapano, Rossana Cecchi, Cerroni, Ciccarese, Conte, Cotugno, Liliana Curcio, D’Alelio, De Rossi, Diaspro, Ereditato, Ferrari, Valentina Fortichiari, Gigliola Foschi, Fratoddi, Roberta Fulci, Fuso, Fuzzi, Elena Gagliasso, Gianoli, Lagonia, Leone, Loguercio, Lucchetti, Lucchin, Anna Luise, Luparia, Simona Maggiorelli, Patrizia Maiorca, Fulvia Mangili, Federica Manzoli, Mojetta, Moretto, Motta, Mulè, Daniela Palma, Pantaloni, Paoloni, Passarella, Pitrelli, Polizzi, Cristiana Pulcinelli, Rossi, Rufo, Sapienza, Sandrelli, Gabriela Scanu, Elisabetta Tola, Tozzi, Rossana Valente, Maria Luisa Vitale, Zanarini…

Il chimico, scrittore e divulgatore scientifico Pietro Greco (Barano d’Ischia, 1955 - Ischia 18 dicembre 2020) è stato una grande personalità della cultura scientifica e artistica europea degli ultimi decenni, a lungo giornalista de “L’Unità”, da ultimo caporedattore dello splendido magazine online dell’Università di Padova, “Il Bo Live”. Per capirci: ad autunno 2020 si potevano trovare in ogni libreria una decina di novità appena uscite in quello stesso anno, di cui Greco era autore (da aprile Trotula. La prima donna medico d’Europa, L’Asino d’oro; dal 10 settembre Quanti, Carocci; dal 29 settembre Homo. Arte e scienza, Di Renzo Editore Roma; da fine ottobre ETI, Intelligenze extraterrestri, Doppiavoce), o coautore (da giugno, appunto con Roberto Besana, L’albero, Töpffer; ancora da giugno con Gianni Battimelli e Giovanni Ciccotti, Il computer incontra la fisica teorica, Carocci), oppure curatore (da novembre Mezzogiorno di scienza, Dedalo). Per varie ragioni, connesse al suo intero percorso biografico, intellettuale ed emotivo, il saggio su “Arte e scienza” storicizza le umane conoscenze e riassume il personale approccio scientifico e comunicativo. All’alba del 18 dicembre 2020, per un cortocircuito elettrico che ha bloccato il battito del cuore, facendolo poi svenire e svanire nel sonno, l’improvvisa avara morte ha interrotto la sua vita, palpitante e generosa, ha privato la moglie Emilia Di Pace, i figli Francesco e Gaia, tanti altri cari affetti, migliaia di allievi dei suoi corsi, decine di migliaia di italiani e italiane che lo avevano frequentato (o ascoltato su Radio3 scienza), più o meno episodicamente, di continuare a godere delle sue qualità, espresse sempre con cortesia e competenza. Con L’acqua l’ottimo Roberto Besana (Monza, 1954, spezzino d’adozione ora), coautori e coautrici, ognuno e ognuna a proprio modo, rendono un personale omaggio al grande Pietro π Greco. E aiutano a percepire e comprendere meglio che l’acqua cambia sempre ma resta sempre la stessa, niente la distrugge, la sua presenza coincide con la presenza di vita e con l’evoluzione di tutte le specie viventi negli ultimi quattro miliardi di anni, cellula più cellula meno, giorno più giorno meno.



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OGT newspaper
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01/09/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

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