CATALOGO      AUTORI      APPROFONDIMENTI      EVENTI      ARTE & ARTISTI      UNIVERSITÀ

Login (se sei già registrato) oppure Registrati
Oltre edizioni

Login (se sei già registrato) oppure Registrati
Codex Rubens – L’arte fra passato e presente
Dimensione Fumetto di martedģ 20 giugno 2023
Marco D’Aponte ha esperienze importanti nella riduzione a fumetti di romanzi, da Sostiene Pereira a La luna e i falņ per Tunué, e ora realizza per Töpffer (la sezione dedicata alle graphic novel di Edizioni Oltre) il suo nuovo fumetto Codex Rubens...

di Andrea Cittadini Bellini
Marco D’Aponte ha esperienze importanti nella riduzione a fumetti di romanzi, da Sostiene Pereira a La luna e i falò per Tunué, e ora realizza per Töpffer (la sezione dedicata alle graphic novel di Edizioni Oltre) il suo nuovo fumetto Codex Rubens su un soggetto & sceneggiatura di Michel Hoëllard e Nathalie Neau.

L’opera si inserisce nel filone della divulgazione artistica a fumetti, con un passaggio che non è banalmente il racconto della vita degli autori, sulla falsariga di quanto abbiamo visto fare anche da Gradimir Smudja per Kleiner Flug.

Come nelle opere dell’autore serbo, infatti, la vita e l’opera di un grande pittore, in questo caso Pieter Paul Rubens, vengono attualizzate e raccontate attraverso personaggi contemporanei e “popolari”.

Al contrario di quanto fa Smudja, però, nel libro di D’Aponte c’è un parallelismo fra due storie (quasi del tutto) reali, e non un legame onirico tra presente e passato. Il legame è infatti un libro, quasi un protofumetto realizzato da Rubens. Il legame fisico è la casa di Rubens, dove oggi i protagonisti si stanno trasferendo, e nella quale ritroveranno il libro. La parte onirica non manca, se è vero che Rubens incontra Picasso e comunque c’è una serie di riferimenti incrociati e di citazioni acroniche. Insieme a qualche evento inspiegabile, come Rubens che canta Felicità di Lucio Dalla.

La storia del pittore fiammingo passa attraverso il Codice che viene ritrovato, nel quale ha disegnato una sua autobiografia a fumetti, che verrà ripresa da uno dei giovani protagonisti di oggi e sarà appunto la base della pubblicazione della biografia del pittore. E alla fine le due opere in realtà saranno una, mettendo insieme fumetti moderni.

Il regime grafico cambia nel passaggio dal passato al presente, dalla rappresentazione in protofumetto creata da Rubens e in quella a fumetti moderna, in maniera evidente nel lettering dei balloons e nell’uso dei colori. La storia del pittore ha colori più elaborati, adatti appunto a un dipinto, con richiami di acquerello, a volte anche con pennellate o macchie sulla tela della pagina. Le storie moderne sono invece più definite, talvolta solo con le matite, o con altri artifici grafici, spesso in falsi colori, con un aspetto anche più piatto. Questa differenza si nota anche in copertina, in cui sembra accadere il contrario, con Rubens che guarda un dipinto che ritrae la giovane protagonista moderna.

Questo collage stilistico consente a D’Aponte di sbizzarrirsi in mille piccoli dettagli: spesso alcune vignette sono lasciate con le sole matite, o solo parti di vignette in cui talvolta si mescolano anche parti di epoche diverse, o ancora con parti che sembrano davvero dei ritagli incollati.

Lo stesso pittore riconosce nelle pagine finali che l’opera è un vero e proprio collage, fatto da diverse parti. E lui stesso contribuisce anche ai disegni moderni, attualizzandosi. Al punto che cambiano anche i font utilizzati nei suoi balloon.

E nell’alternarsi di storie e tecniche, tra i ritagli di tanto in tanto compaiono vignette western con i dialoghi in francese che si collegano agli avvenimenti della storia principale perché sono in continuità con gli avvenimenti e le parole dei protagonisti. Fino alla citazione del cosiddetto Effetto Droste.

Anche lo schema grafico delle pagine è molto vario e cerca di seguire anche l’alternarsi di tecniche diverse.

Nonostante questa varietà le pagine risultano un po’ statiche, forse anche perché mancano del tutto, anche quando si renderebbero necessarie, linee di movimento e altri escamotage grafici di natura fumettistica.

In tutto questo, tanti elementi della biografia, della poetica e dell’estetica del pittore emergono fra una citazione e l’altra. E con autocitazioni e ripetizioni, che danno anche un senso di déjà vu durante la lettura. Spesso accade infatti che un elemento venga proposto sia nella parte storica che nella parte moderna, in contesti e con modalità leggermente diverse. Vengono citate le donne della sua vita e le relazioni che intesse nei diversi posti dove si è trovato a vivere. Vengono anche riconosciuti i meriti di Rubens nell’evoluzione della storia della pittura in Europa: l’aver raccolto l’eredità di grandi come Michelangelo, la relazione con i suoi grandi contemporanei da Caravaggio e Velasquez, la creazione dell’atelier Rubens.

Senza mai rimanere solo nel didascalico, introducendo cioè elementi di fantasia, anche dovuti al collegamento con l’attualità.

Tanto è vero che il pittore a volte parla con i lettori del fumetto.

La storia della parte moderna è anch’essa ricca di citazioni. Molte sono state elencate direttamente in fondo al volume, tra le note degli autori, che hanno lasciato comunque al lettore il piacere di trovarne altre, dei veri e propri easter egg di diverse dimensioni.

L’opera in generale è godibile ma un po’ confusa, sia graficamente che nell’incrocio delle diverse narrazioni. La grafica in falsi colori collegata alla storia moderna non sempre è efficace, anzi a volte l’accostamento dei colori è stridente (probabilmente volutamente). Anche l’alternarsi degli stili e le tantissime citazioni non sempre facilitano la lettura. Infine, abbiamo trovato qualche refuso nel testo dei balloon.

Il volume quindi non arriva immediatamente: necessita di un lettura dilazionata nel tempo e anche di una serie di passaggi successivi per scremare un po’ le difficoltà sottolineate e cogliere le tantissime informazioni sulla vita del pittore e le citazioni, più visibili o nascoste.

In questo senso il lavoro di Hoëllard, Neau e D’Aponte può schiudere l’attenzione sul mondo di un pittore il cui nome è famoso, ma probabilmente meno le sue opere e la sua storia. L’opera può fare quello che ha fatto Smudja con Van Gogh: stimolare a trovare i collegamenti con la storia reale di Rubens e della sua epoca, comprendere le numerose citazioni, dare una serie di spunti per l’approfondimento, presentare un gigante della cultura europea alle nuove generazioni.



leggi l'articolo integrale su Dimensione Fumetto
SCHEDA LIBRO   |   Segnala  |  Ufficio Stampa


CATALOGO      AUTORI      APPROFONDIMENTI      EVENTI      ARTE & ARTISTI      UNIVERSITÀ

Login (se sei già registrato) oppure Registrati
Oltre edizioni

Login (se sei già registrato) oppure Registrati
Dimensione Fumetto - martedģ 20 giugno 2023
Marco D’Aponte ha esperienze importanti nella riduzione a fumetti di romanzi, da Sostiene Pereira a La luna e i falņ per Tunué, e ora realizza per Töpffer (la sezione dedicata alle graphic novel di Edizioni Oltre) il suo nuovo fumetto Codex Rubens...

di Andrea Cittadini Bellini
Marco D’Aponte ha esperienze importanti nella riduzione a fumetti di romanzi, da Sostiene Pereira a La luna e i falò per Tunué, e ora realizza per Töpffer (la sezione dedicata alle graphic novel di Edizioni Oltre) il suo nuovo fumetto Codex Rubens su un soggetto & sceneggiatura di Michel Hoëllard e Nathalie Neau.

L’opera si inserisce nel filone della divulgazione artistica a fumetti, con un passaggio che non è banalmente il racconto della vita degli autori, sulla falsariga di quanto abbiamo visto fare anche da Gradimir Smudja per Kleiner Flug.

Come nelle opere dell’autore serbo, infatti, la vita e l’opera di un grande pittore, in questo caso Pieter Paul Rubens, vengono attualizzate e raccontate attraverso personaggi contemporanei e “popolari”.

Al contrario di quanto fa Smudja, però, nel libro di D’Aponte c’è un parallelismo fra due storie (quasi del tutto) reali, e non un legame onirico tra presente e passato. Il legame è infatti un libro, quasi un protofumetto realizzato da Rubens. Il legame fisico è la casa di Rubens, dove oggi i protagonisti si stanno trasferendo, e nella quale ritroveranno il libro. La parte onirica non manca, se è vero che Rubens incontra Picasso e comunque c’è una serie di riferimenti incrociati e di citazioni acroniche. Insieme a qualche evento inspiegabile, come Rubens che canta Felicità di Lucio Dalla.

La storia del pittore fiammingo passa attraverso il Codice che viene ritrovato, nel quale ha disegnato una sua autobiografia a fumetti, che verrà ripresa da uno dei giovani protagonisti di oggi e sarà appunto la base della pubblicazione della biografia del pittore. E alla fine le due opere in realtà saranno una, mettendo insieme fumetti moderni.

Il regime grafico cambia nel passaggio dal passato al presente, dalla rappresentazione in protofumetto creata da Rubens e in quella a fumetti moderna, in maniera evidente nel lettering dei balloons e nell’uso dei colori. La storia del pittore ha colori più elaborati, adatti appunto a un dipinto, con richiami di acquerello, a volte anche con pennellate o macchie sulla tela della pagina. Le storie moderne sono invece più definite, talvolta solo con le matite, o con altri artifici grafici, spesso in falsi colori, con un aspetto anche più piatto. Questa differenza si nota anche in copertina, in cui sembra accadere il contrario, con Rubens che guarda un dipinto che ritrae la giovane protagonista moderna.

Questo collage stilistico consente a D’Aponte di sbizzarrirsi in mille piccoli dettagli: spesso alcune vignette sono lasciate con le sole matite, o solo parti di vignette in cui talvolta si mescolano anche parti di epoche diverse, o ancora con parti che sembrano davvero dei ritagli incollati.

Lo stesso pittore riconosce nelle pagine finali che l’opera è un vero e proprio collage, fatto da diverse parti. E lui stesso contribuisce anche ai disegni moderni, attualizzandosi. Al punto che cambiano anche i font utilizzati nei suoi balloon.

E nell’alternarsi di storie e tecniche, tra i ritagli di tanto in tanto compaiono vignette western con i dialoghi in francese che si collegano agli avvenimenti della storia principale perché sono in continuità con gli avvenimenti e le parole dei protagonisti. Fino alla citazione del cosiddetto Effetto Droste.

Anche lo schema grafico delle pagine è molto vario e cerca di seguire anche l’alternarsi di tecniche diverse.

Nonostante questa varietà le pagine risultano un po’ statiche, forse anche perché mancano del tutto, anche quando si renderebbero necessarie, linee di movimento e altri escamotage grafici di natura fumettistica.

In tutto questo, tanti elementi della biografia, della poetica e dell’estetica del pittore emergono fra una citazione e l’altra. E con autocitazioni e ripetizioni, che danno anche un senso di déjà vu durante la lettura. Spesso accade infatti che un elemento venga proposto sia nella parte storica che nella parte moderna, in contesti e con modalità leggermente diverse. Vengono citate le donne della sua vita e le relazioni che intesse nei diversi posti dove si è trovato a vivere. Vengono anche riconosciuti i meriti di Rubens nell’evoluzione della storia della pittura in Europa: l’aver raccolto l’eredità di grandi come Michelangelo, la relazione con i suoi grandi contemporanei da Caravaggio e Velasquez, la creazione dell’atelier Rubens.

Senza mai rimanere solo nel didascalico, introducendo cioè elementi di fantasia, anche dovuti al collegamento con l’attualità.

Tanto è vero che il pittore a volte parla con i lettori del fumetto.

La storia della parte moderna è anch’essa ricca di citazioni. Molte sono state elencate direttamente in fondo al volume, tra le note degli autori, che hanno lasciato comunque al lettore il piacere di trovarne altre, dei veri e propri easter egg di diverse dimensioni.

L’opera in generale è godibile ma un po’ confusa, sia graficamente che nell’incrocio delle diverse narrazioni. La grafica in falsi colori collegata alla storia moderna non sempre è efficace, anzi a volte l’accostamento dei colori è stridente (probabilmente volutamente). Anche l’alternarsi degli stili e le tantissime citazioni non sempre facilitano la lettura. Infine, abbiamo trovato qualche refuso nel testo dei balloon.

Il volume quindi non arriva immediatamente: necessita di un lettura dilazionata nel tempo e anche di una serie di passaggi successivi per scremare un po’ le difficoltà sottolineate e cogliere le tantissime informazioni sulla vita del pittore e le citazioni, più visibili o nascoste.

In questo senso il lavoro di Hoëllard, Neau e D’Aponte può schiudere l’attenzione sul mondo di un pittore il cui nome è famoso, ma probabilmente meno le sue opere e la sua storia. L’opera può fare quello che ha fatto Smudja con Van Gogh: stimolare a trovare i collegamenti con la storia reale di Rubens e della sua epoca, comprendere le numerose citazioni, dare una serie di spunti per l’approfondimento, presentare un gigante della cultura europea alle nuove generazioni.



leggi l'articolo integrale su Dimensione Fumetto
SCHEDA LIBRO   |   Stampa   |   Segnala  |  Ufficio Stampa

TUTTI GLI EVENTI

OGT newspaper
oggi
01/09/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

LEGGI TUTTO