La prima lirica, si diceva, è emblematica del dialogo tra l’io lirico e il destinatario: “Questo libro è per voi”/ […] Fratelli nella pena […]/ con me piangete il mio dolore immenso,/ leggendo il mio libro solo di dolori pieno!…” (poesia Questo libro).
La presenza della versione in lingua consente anche solo di carpire l’ordine originale delle parole: l’affinità tra portoghese ed italiano, poi, favorisce certamente il confronto. La traduzione, del resto, pare molto fedele, il che aiut
Nel componimento poco sopra menzionato è sottesa tutta la poetica del dolore della Espanca esemplificato dalle immagini fosche delle “ombre” e delle “nuvole”; dai puntini di sospensione, dai punti esclamativi, dalle parentesi che spezzano il ritmo e incrementando il pathos. Altra parola-chiave, ricorrente nel primo componimento e costantemente in molti altri, è Saudade che giustamente Boggiano non traduce. Saudade, infatti, è un termine portoghese intraducibile, che esprime in linea generale la nostalgia, il rimpianto.
Altra tematica ricorrente nelle poetica di Florbela è quello della vanitas: e così nel sonetto Vaidade, tale concetto è ripetuto anaforicamente nelle prime tre strofe: “Sogno di essere la Poetessa eletta [….]/ Sogno che ogni mio verso sia tanto chiaro” […]/ Sogno di essere qualcuno qui in questo mondo”. Più cresce l’attesa, più giunge, a fine poesia, la disillusione: “E quanto più nel cielo io vado sognando;/ e quanto più in alto sto volando,/ mi sveglio dal mio sognare…/ e solo il niente appare!…”.
Il dolore, la vanitas, l’inquietudine, il sogno, lo smarrimento sono esperienze vissute soggettivamente: “Io sono quella che se ne va smarrita per il mondo, […]/ del sogno sono la sorella, […]/ Ombra di nebbia lieve e spenta […]/ Sono quella che passa e nessuno vede…” (poesia Io).
Questo io brama di diventare io lirico in senso assoluto: tale desiderio è un’ossessione devastante, una tensione tra misera realtà e nobile ideale: “sono così privi di grazia, i miei versi:/ rime smarrite, tempeste disperse,/ con cui illudo gli altri, con cui mento!// Vorrei incontrare il verso puro,/ il verso fiero e forte, strano e duro,/ che dicesse, piangendo, questo che sento!” (poesia Tortura).
a chi legge ad avvicinarsi al testo vergine dei versi.
Eppure la poetessa aspira a far parte di un sodalizio più ampio, di una comunità di poeti che riconoscano la sua poesia e la Poesia in generale, come qualcosa di Assoluto: “Salii in alto […]/ e iniziai, commossa, a conversare/ con i poeti morti, tutto il giorno/ Raccontai i miei sogni, l’allegria/ dei versi che sono miei, del mio sognare,/ e tutti i poeti in lacrime,/ risposero allora: quale fantasia,// creatura dolente e ingenua! Anche noi/ abbiano avuto illusioni, come nessun altro/ e ogni cosa ci sfuggì, ogni cosa finì// Tacquero i poeti, tristemente…” (poesia Torre di nebbia).
Il senso dell’illusione è talmente forte da rinnegare anche il valore della poesia, illusione tra le tante. Eppure mai smettere di cantare, come e con un usignolo: “Tutta la notte hai pianto… e io con te/ forse perché, sentendoti, ho capito/ che nessuno è più triste di noi!// Così tante cose hai raccontato nella notte calma,/ da pensare che tu eri la mia anima/ nella tua voce smarrita in pianto!….” (poesia Anima smarrita).
Eppure, al di là delle macerie del cuore, al di là del tragico realismo, sono le piccole cose che possono salvare le anime eleganti e fragili, come una musica: “Una meraviglia/ le piccole stelle che lasciano nell’aria/ la danza di una collana di margherite!” (poesia Chopin). Eppure, il pensiero lucidamente conosce la verità, ovvero che è solo la morte a “rendere eterno ciò che sfugge” (poesia Eterno istante).
In conclusione ritengo che valga la pena scoprire questa poetessa portoghese che, nonostante il periodo infelice in cui è vissuta, ha saputo anticipare tematiche ancora attuali come il femminismo e il desiderio di affermazione poetica.
Figure come Espanca, o ancora Emily Dickinson, Virginia Woolf, Antonia Pozzi costituiscono pilastri nel nostro ‘800 e ‘900 che ci accompagnano fino ai giorni nostri con istanze e ambizioni tutte ancora da completare anche nel nostro ricco ed emancipato Occidente!
D’altro canto, però, la scelta di comporre sonetti, inserisce la nostra Florbela in una tradizione letteraria nostrana più antica, in modo particolare in quella italiana, ideatrice di questa gloriosa tipologia poetica.
Del resto alcune suggestioni della Espanca riecheggiano quelle dell’oltretomba: tra le poesie sopra richiamate non posso non citare ancora Torre di nebbia, punto di ritrovo ideale di poeti scomparsi, un luogo allusivo di altri contesti omerici, virgiliani e danteschi.
Ad maiora!
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