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Quel doppio di noi, nero e grottesco
FENICE BOOKSTORE di mercoledě 10 ottobre 2018
UN ROMANZO DI DAŠA DRNDIC, A DUE MESI DALLA SUA SCOMPARSA. DA LEGGERE

di Gianfranco Franchi
Pochi mesi fa, nel giugno 2018, il “Guardian” piangeva la morte della scrittrice Daša Drndić osservando che l’artista zagabrese, classe 1946, era “incapace di scrivere una frase che non fosse forte, violenta o grottesca – a volte, tutte e tre le cose, simultaneamente”. Amanda Hopkinson riferiva, nell’articolo, che i suoi due artisti di riferimento non erano suoi connazionali: erano invece mitteleuropei, erano gli austriaci Thomas Bernhard ed Elfriede Jelinek. Argomento fondamentale della sua letteratura (undici romanzi) era una questione politica: la trascurata, anzi rimossa connivenza tra i croati e i nazisti. Si trattava, probabilmente, di una questione più complessa: la Drndić, figlia di un partigiano titino divenuto poi ambasciatore, nipote di uno dei firmatari dell’imperdonabile trattato di Osimo,


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UN ROMANZO DI DAŠA DRNDIC, A DUE MESI DALLA SUA SCOMPARSA. DA LEGGERE

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Pochi mesi fa, nel giugno 2018, il “Guardian” piangeva la morte della scrittrice Daša Drndić osservando che l’artista zagabrese, classe 1946, era “incapace di scrivere una frase che non fosse forte, violenta o grottesca – a volte, tutte e tre le cose, simultaneamente”. Amanda Hopkinson riferiva, nell’articolo, che i suoi due artisti di riferimento non erano suoi connazionali: erano invece mitteleuropei, erano gli austriaci Thomas Bernhard ed Elfriede Jelinek. Argomento fondamentale della sua letteratura (undici romanzi) era una questione politica: la trascurata, anzi rimossa connivenza tra i croati e i nazisti. Si trattava, probabilmente, di una questione più complessa: la Drndić, figlia di un partigiano titino divenuto poi ambasciatore, nipote di uno dei firmatari dell’imperdonabile trattato di Osimo,


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