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Tra i denti dello squalo, con un vaso di terracotta precolombiano
(Introduzione a Il vaso de los Tiburones di Walter Landini)
I significati di un’introduzione ad un libro o ad un volume, sono molteplici; questi possono svolgere diversi compiti con ovvi rimandi alle finalità che si prefiggono, oppure possono rappresentare un contributo personale nei riguardi dell’autore e/o al testo.
La sfida di una tale scrittura diviene più ardita quanto più lo scritto pervade gli interessi personali dello scrivente, le aree di interesse scientifico e il racconto delle esperienze dell’autore vissute in luoghi conosciuti da entrambi, e di conseguenza pregni di ricordi e di significati, attraverso una vibrazione emotiva che si accorda armonicamente con la coscienza dei sentimenti che li accomunano.
A prima vista, il titolo del libro potrebbe apparire misterioso e persino fuorviante; il testo richiede una prima ispezione, per quanto fuggevole e casuale; necessita del classico gesto del prendere in mano il volume dallo scaffale della libreria favorita (per Walter e per lo scrivente questa è stata spesso Libri Mundi della señora Marcela Garcia Grosse-Luemern e del marito, meglio conosciuto come il tuttologo, nella città ecuadoriana di Quito), osservare la copertina e sfogliare il testo fermando improvvisamente la mano su una pagina a caso; leggere distrattamente un paragrafo e, come per insciente e quasi magica attrazione, cercare avidamente in un’altra pagina nuovi indizi ammalianti e intriganti.
Leggendo le pagine del libro di Walter, ci si incammina, come fa la piccola Alice nel Paese delle Meraviglie, ma nel nostro caso in un paese abitato da mastodonti, megasquali, capitani e pirati di ogni genere ma anche di tombaroli amerindiani a caccia di tesori e di preziose ceramiche precolombiane. Inevitabilmente ci si ritrova, assieme a Bianconiglio, a girovagare nei ricordi d’infanzia dell’autore, nei quali le paure ancestrali, la curiosità per l’ignoto e la sua voglia di scoprire ci rimandano alla sua vera sfida-avventura che va ben oltre quella personale del conoscere, un affascinante viaggio in cui anche il tempo perde la sua ovvia linearità (dove anche la fisica quantistica, i Buchi Neri, Einstein, Heisenberg e gli sciamani amerindiani tornano spesso a galla del grande oceano, per una ricerca-indagine di paleontologia applicata fuori dagli schemi).
Miti e leggende fungono da propellente per viaggi del Nostro, muovendosi nel tempo e nello spazio amerindiano, peregrinazioni e ricerce in cui l’imprevisto ancora una volta gioca un ruolo determinante nella storia del cammino evolutivo del piccolo e grande Sapiens. Inattese telefonate d’oltreoceano, sorprendenti ritrovamenti archeologici, incontri con personaggi impensabili nei luoghi più desolati del pianeta, sono solo alcune delle numerose tessere del grande viaggio che pian piano vanno a comporre il puzzle che comincia prendere forma, ma una nuova forma, fuori dagli schemi, come il manufatto della civiltà/cultura Tumaco-La Tolita nel Periodo Regionale Classico dell’Ecuador precolombiano, il vaso de los tiburones, il gigantesco predatore di tutti i mari, più grande di ogni altro: il tiburoneslodon, come quello raffigurato nel reperto recuperato dall’autore in un momento cruciale delle sue ricerce.
I capitoli del libro si muovono tra ironia, genuina innocenza, minuziose analisi dei ritrovamenti e investigazioni sull’evoluzione della megafauna marina, con illuminanti intuizioni e strategie oblique che ci forniscono tutti gli ingredienti delle alchemie speculative a cui l’autore ricorre sovente per esplorare nuovi territori interdisciplinari e multiculturali.
L’idea di raccontare i risultati di una ricerca scientifica attraverso un’esperienza personale non è di per sè una novità editoriale. È stata spesso usata come strategia letteraria per mediare tra le parti accedemiche e quelle scientifiche usando il romanzo in forma narrativa in modo altalenante; uno stile letterario che oggi pare aver trovato il suo momento di gloria.
Nel caso di Walter, le coordinate della sua scrittura sono ben diverse, procedono per una nuova rotta, lontana anni luce da quei lidi letterari, oggi meta di spensierati lettori-vacanzieri; il suo pennino s’intige d’inchiostro e poi scrive sul foglio, di getto, un pò come fanno le narici degli squali disposte perifericamente, perlustrando meglio lo spazio marino, per il nostro autore quello letterario, e tuttociò grazie al movimento sinuoso del suo racconto, delle analisi tra i reperti museali e dell’esperienza vissuta sul campo. Uno squalo scrittore, diremo noi.
Il suo testo si muove di volta in volta, paragrafo dopo paragrafo, seguendo i nuovi indizi, le testimonianze e le speculazioni cognitive che provengono dalle voci dei protagonisti del passato, come quelle di esploratori, archeologi, paleontologi e scienziati, ma anche di pirati e intrepidi comandanti, così come dei tanti personaggi incontrati sul campo, pescatori, eremiti, tombaroli, ricercatori e avventurieri, durante le peregrinazioni del Nostro lungo le sponde dell’oceano Pacifico.
Questi nuovi spunti consentono all’autore di poter fare il giro-di-boa, e intraprendere una nuova rotta per poter ripartire per nuove indagini da compiere, sempre spinto dai possenti venti della curiosità e della voglia di scoprire.
Le schede tecniche che concludono il testo, riportano Walter seduto dietro la sua vecchia scrivania, la cattedra all’università di Pisa, e vogliono esporre e riaffermare il suo impeccabile impegno accademico, ma anche far riecheggiare le sue consuete parole che aleggiavano nei corridioi dell’ateneo: “i dati; prima di tutto i dati, poi le considerazioni”; una frase che era persino giunta tra le tende nell’accampamento del sito di scavi archeologici nel deserto del Gobi in Mongolia.
Concludendo: ho letto il libro di Walter in un solo giorno, l’ho fatto inseguendo le pagine che scorrevano velocemente una dopo l’altra, celando i risultati delle nuove scoperte nella pagina successiva. L’entusiasmo e la passione scorrono come il sangue nelle arterie del volume, leggendolo non si può far altro che appassionarsi. C’è pane per ogni tipo di denti, ma attenzione ai denti dello squalo gigante, per quelli bisogna ricordarsi di portare con sè il vaso de los tiburones.
David Bellatalla
![Töpffer edizioni](/assets/img/global/Logo_TOPFFER_x_OGT.png)
copertina: paperback con alette — brossura
collana: SCIENTIA
tag: biologia
ISBN: 9788888151441