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Demetrio Salvi
Un tipo elettrosensibile

Piano. Piano. Inspira. Con calma. Lascia lavorare il diaframma. Il dolore è al centro del petto. Il cuore batte solo più forte. Espira. Perché ho risposto al cellulare? Se solo avesse funzionato il cordless. Il cellulare è cattivo, il cordless è buono. Il cordless non fa male. Almeno non fa molto male. Respiro. Il cellulare era sulla scrivania. L’ho visto prendere vita. Si è illuminato. Vibrava e squillava con quel suono odioso che ritrovo in infiniti altri cellulari simili. Ho spinto l’icona e, quella, è scivolata leggera fino alla fine. Ma nel momento preciso in cui la connessione è stata stabilita è scoppiato come una bomba, un muro invisibile mi ha colpito, mi ha spinto di lato, due metri più dietro. Un dolore profondo al petto. Il fiato spezzato. Niente più aria nei polmoni. Una paura che veniva da dentro e che si è impadronita del corpo. Nient’altro. Vuoto. Buio.

Cosa stavo vivendo? Cosa aveva scatenato il malessere? Che c’entrava il cellulare? Perché qualunque cosa emettesse energia elettromagnetica assorbiva le mie forze e mi levava il fiato?
Non lo sapevo.
Questi sono gli appunti di un viaggio che avrebbe perversamente cambiato la mia vita: avrei navigato spesso su mari in tempesta e avrei imparato che, come l’Araba Fenice, per rinascere bisogna necessariamente e dolorosamente morire.



Dalla Prefazione di Diego Zandel.


Lo scorso 15 aprile dovevo venire a Napoli per presentare a Napoli Libri il mio ultimo romanzo “Eredità colpevole”, edito da Voland, e avevo chiesto a Demetrio Salvi, che era stato mio docente alla scuola di cinema Sentieri Selvaggi, di essere lui il mio presentatore/relatore. Lo risentivo dopo anni e, d’allora, gli unici contatti fino a quel momento erano avvenuti su Facebook. Naturalmente, la mia richiesta servì a riaprire la vecchia famigliarità che si era creata tra noi. Anche dopo il mio corso di sceneggiatura i nostri rapporti erano continuati e capitava, le volte che veniva a Roma alla scuola, di andarci a fare una pizza e parlare di cinema e letteratura. Il mio riaggancio andò oltre i convenevoli, per passare alle cose vissute negli ultimi tempi. E non senza turbamento lessi quanto segue:

“Carissimo Diego, ero lì, sul tuo messaggio di qualche tempo fa, e non riuscivo a mettere assieme le idee giuste per raccontarti questa mia incredibile storia (e, ora, a pensarci, magari già te l'ho raccontata, non so...) Sono, insomma, diventato elettrosensibile: i cellulari (soprattutto), i televisori, i computer, i videoproiettori... tutto mi fa impazzire. Sono sofferenze difficili da definire e che finiscono, in genere, col provocarmi una spiacevolissima sensazione di soffocamento (inutile dirti che i medici, puntualmente, lo confondono con un attacco di panico). Per avere uno straccio di diagnosi sono dovuto andare a Varese, dove c'è una dottoressa (elettrosensibile!) che riesce a mettere assieme riferimenti e quant'altro per una patologia che, per lo Stato italiano, non esiste! E ci credo! Chi lo va a dire a quelli della Apple, della Samsung, della Microsoft che i loro strumenti fanno male? ... e non è solo il cancro... Prendere un treno è per me impossibile - così come prendere un aereo o una nave. Ho smesso con Roma, quindi, e con Sentieri selvaggi. Intendiamoci: mi do da fare come un matto e continuo a progettare, ci mancherebbe. La fase acuta è passata, mi sono in parte abituato a questa strana allergia e mi difendo indossando, come i supereroi, magliette con fibra d'argento (non scherzo!) Ma, insomma, poi, quando sarai qui, ne parleremo...  Un abbraccio forte. Demetrio”.

Poi, a Napoli, quando ci siamo visti mi ha raccontato questa sua sensibilità, anzi elettrosensibilità, ed è scattata in me la proposta di chiedergli un libro che raccontasse la sua storia, mettendogli a disposizione la collana “Letture del mondo”, che da alcuni anni curo per la Oltre Edizioni. Una storia che credo interessi tutti, sapendo l’elettricità che oggi più che mai attraversa l’aria e i nostri corpi attraverso i cellulari, i computer, le tv, i frigoriferi, e tutte le altre tecnologie wireless che, ovunque, in casa e fuori, sul treno, sugli aerei, sulle navi e automobili, investono la nostra vita.

Demetrio Salvi ha accettato il mio invito, ed ora ecco qui, di seguito, la sua storia, scritta con la capacità che gli è propria dell’uomo di cinema.

Mi è sembrato poi giusto, affinché non si pensi a quello di Demetrio come a un caso isolato, posporre anche una postfazione del presidente dell’Associazione Italiana Elettrosensibili, Paolo Orio.


Diego Zandel

Ufficio Stampa
Rassegna Stampa
Marchio editoriale
Oltre edizioni
Pubblicato il 02/04/2024
pagine: 178
formato: cm. 15 x 22,5
copertina: softback con alette — brossura
collana: letture del mondo
genere: Narrativa
ISBN: 9791280075697

Prezzo di copertina € 16.00
Prezzo promozionale € 15.20
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Piano. Piano. Inspira. Con calma. Lascia lavorare il diaframma. Il dolore è al centro del petto. Il cuore batte solo più forte. Espira. Perché ho risposto al cellulare? Se solo avesse funzionato il cordless. Il cellulare è cattivo, il cordless è buono. Il cordless non fa male. Almeno non fa molto male. Respiro. Il cellulare era sulla scrivania. L’ho visto prendere vita. Si è illuminato. Vibrava e squillava con quel suono odioso che ritrovo in infiniti altri cellulari simili. Ho spinto l’icona e, quella, è scivolata leggera fino alla fine. Ma nel momento preciso in cui la connessione è stata stabilita è scoppiato come una bomba, un muro invisibile mi ha colpito, mi ha spinto di lato, due metri più dietro. Un dolore profondo al petto. Il fiato spezzato. Niente più aria nei polmoni. Una paura che veniva da dentro e che si è impadronita del corpo. Nient’altro. Vuoto. Buio.

Cosa stavo vivendo? Cosa aveva scatenato il malessere? Che c’entrava il cellulare? Perché qualunque cosa emettesse energia elettromagnetica assorbiva le mie forze e mi levava il fiato?
Non lo sapevo.
Questi sono gli appunti di un viaggio che avrebbe perversamente cambiato la mia vita: avrei navigato spesso su mari in tempesta e avrei imparato che, come l’Araba Fenice, per rinascere bisogna necessariamente e dolorosamente morire.



L'AUTORE:

Demetrio Salvi è nato a Napoli nel 1961. Ha coniugato la sua attività di docente con quella di regista, sceneggiatore, scrittore, critico per il cinema e la televisione: ha realizzato documentari (tra gli altri: Il Matrimonio degli Alberi di Accettura; La festa dei Morti a San Demetrio Corone; Nel Regno di Pulcinella; A Mozzarella Nigga) e sceneggiature per il cinema (Mai per sempre, per la regia di Fabio Massa). È stato direttore ai programmi per una nota emittente televisiva super regionale (Canale21). Ha fondato, nel 1999, assieme a Federico Chiacchiari, la Scuola di Cinema Sentieri selvaggi e ha diretto i corsi di Regia e Sceneggiatura. Ha scritto testi per l’Enciclopedia del Cinema Treccani, per riviste specializzate (Cineforum) e per una collana su autori del cinema contemporaneo edita da Sorbini. Ha tenuto corsi per l’IRRE Campania. È autore di alcuni manuali (Scrivere e girare un cortometraggio, Sul dialogo, Prontuario di sceneggiatura) e ha pubblicato il suo primo romanzo, I giornaletti sporchi, per le edizioni Città del Sole, nel 2006.


Dalla Prefazione di Diego Zandel.


Lo scorso 15 aprile dovevo venire a Napoli per presentare a Napoli Libri il mio ultimo romanzo “Eredità colpevole”, edito da Voland, e avevo chiesto a Demetrio Salvi, che era stato mio docente alla scuola di cinema Sentieri Selvaggi, di essere lui il mio presentatore/relatore. Lo risentivo dopo anni e, d’allora, gli unici contatti fino a quel momento erano avvenuti su Facebook. Naturalmente, la mia richiesta servì a riaprire la vecchia famigliarità che si era creata tra noi. Anche dopo il mio corso di sceneggiatura i nostri rapporti erano continuati e capitava, le volte che veniva a Roma alla scuola, di andarci a fare una pizza e parlare di cinema e letteratura. Il mio riaggancio andò oltre i convenevoli, per passare alle cose vissute negli ultimi tempi. E non senza turbamento lessi quanto segue:

“Carissimo Diego, ero lì, sul tuo messaggio di qualche tempo fa, e non riuscivo a mettere assieme le idee giuste per raccontarti questa mia incredibile storia (e, ora, a pensarci, magari già te l'ho raccontata, non so...) Sono, insomma, diventato elettrosensibile: i cellulari (soprattutto), i televisori, i computer, i videoproiettori... tutto mi fa impazzire. Sono sofferenze difficili da definire e che finiscono, in genere, col provocarmi una spiacevolissima sensazione di soffocamento (inutile dirti che i medici, puntualmente, lo confondono con un attacco di panico). Per avere uno straccio di diagnosi sono dovuto andare a Varese, dove c'è una dottoressa (elettrosensibile!) che riesce a mettere assieme riferimenti e quant'altro per una patologia che, per lo Stato italiano, non esiste! E ci credo! Chi lo va a dire a quelli della Apple, della Samsung, della Microsoft che i loro strumenti fanno male? ... e non è solo il cancro... Prendere un treno è per me impossibile - così come prendere un aereo o una nave. Ho smesso con Roma, quindi, e con Sentieri selvaggi. Intendiamoci: mi do da fare come un matto e continuo a progettare, ci mancherebbe. La fase acuta è passata, mi sono in parte abituato a questa strana allergia e mi difendo indossando, come i supereroi, magliette con fibra d'argento (non scherzo!) Ma, insomma, poi, quando sarai qui, ne parleremo...  Un abbraccio forte. Demetrio”.

Poi, a Napoli, quando ci siamo visti mi ha raccontato questa sua sensibilità, anzi elettrosensibilità, ed è scattata in me la proposta di chiedergli un libro che raccontasse la sua storia, mettendogli a disposizione la collana “Letture del mondo”, che da alcuni anni curo per la Oltre Edizioni. Una storia che credo interessi tutti, sapendo l’elettricità che oggi più che mai attraversa l’aria e i nostri corpi attraverso i cellulari, i computer, le tv, i frigoriferi, e tutte le altre tecnologie wireless che, ovunque, in casa e fuori, sul treno, sugli aerei, sulle navi e automobili, investono la nostra vita.

Demetrio Salvi ha accettato il mio invito, ed ora ecco qui, di seguito, la sua storia, scritta con la capacità che gli è propria dell’uomo di cinema.

Mi è sembrato poi giusto, affinché non si pensi a quello di Demetrio come a un caso isolato, posporre anche una postfazione del presidente dell’Associazione Italiana Elettrosensibili, Paolo Orio.


Diego Zandel

Oltre edizioni
Pubblicato il 02/04/2024
pagine: 178
formato: cm. 15 x 22,5
copertina: softback con alette — brossura
collana: letture del mondo
genere: Narrativa
ISBN: 9791280075697

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Commenti »
Oggi vi parlo di Un tipo elettrosensibile di Demetrio Salvi, un libro edito @oltre_edizioni che ho ricevuto grazie a @annaardissone1 che ringrazio ancora per lopportunit e la disponibilit. Avrei navigato spesso su mari in tempesta e avrei imparato che, come lAraba Fenice, per rinascere bisogna necessariamente e dolorosamente morire. Una paura che veniva da dentro e che si impadronita del corpo. Nientaltro. Vuoto. Perch qualunque cosa emettesse energia elettromagnetica assorbiva le mie forze e mi levava il fiato?. Salvi anche un regista, uno sceneggiatore e critico per il cinema e la televisione, infatti ho immaginato questo libro come uno spettacolo visto a teatro. Non vi lascio la trama, perch penso che le frasi che vi ho evidenziato sopra vi facciano gi venire la curiosit di leggere questo bellissimo libro. Lho trovato molto originale quanto reale. Credo sia abbastanza profondo, si legge con piacevolezza in poco tempo, anche perch non tanto lungo. Lo stile dellautore lho trovato semplice e chiaro, mi ha preso la mano alla prima pagina e mi ha accompagnata fino alla fine. Il protagonista ben caratterizzato secondo me, mi piaciuto il modo di descriverlo e raccontarlo. un romanzo anomalo ma unico nel suo genere. Esistono persone elettrosensibili che soffrono di questa patologia non riconosciuta e ufficializzata per ben diffusa e costringe ad allontanarsi dalla nostra societ elettromagnetica. un libro che fa riflettere, ve lo consiglio proprio per questo. leggi altri commenti

ondedilibri, 15/06/2024



Bianco Critico, 10/04/2024

 

 
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